Una piccola riflessione sul tema Reddito Di Cittadinanza e la lamentata carenza di lavoratori in alcuni settori.

È un leitmotiv delle destre e, purtroppo, spesso, anche di affrettate condivisioni da parte di esponenti dell’area cosiddetta libdem. Viene accusato, il Reddito di Cittadinanza, di fare “concorrenza” alle imprese sul terreno dell’offerta di lavoro, poiché molti preferirebbero percepire l’RDC piuttosto che lavorare per le imprese agricole, o altri in ruoli, in genere di bassa manovalanza.Se fosse, effettivamente, comprovato da una seria indagine sociale, tale risultato andrebbe piuttosto annoverato tra i rari risultati positivi dell’RDC, dal punto di vista sociale. Vedo già parecchi sopraccigli sollevarsi perplessi… Autino ha fatto una scelta classista, dalla parte dei lavoratori? Se così fosse non mi scandalizzerei, che male ci sarebbe a difendere i lavoratori, in particolare quelli precari ed a rischio di povertà? Ma, almeno in questo caso, non si tratta di una scelta classista, direi piuttosto il contrario.Riflettano, dunque, in particolare coloro che – aderendo a +Europa, Azione o Italia Viva – annoverano tra le colpe dell’RDC quella di “sottrarre braccia all’agricoltura”. Stiamo infatti parlando di attività che rasentano lo schiavismo – i.e. pagare per il lavoro il minimo necessario per la sopravvivenza, precludendo con ciò, per quei lavoratori, qualsiasi possibilità di crescita sociale. Vorrei ricordare che Muhammad Yunus — sia pure in altro contesto e condizioni sociali di estremo sottosviluppo del suo Paese, il Bangladesh, – inventò il microcredito, permettendo con ciò a migliaia di schiave del settore tessile di comprarsi un telaio, liberandosi dalla schiavitù e diventando piccole imprenditrici. Con questa geniale iniziativa il “banchiere dei poveri” diede un formidabile impulso alla crescita economica nel suo Paese, favorendo la crescita sociale – da schiavi sottoproletari a piccoli imprenditori – di una parte considerevole della popolazione. Il modello venne poi riprodotto con successo (e grande imbarazzo del Fondo Monetario Internazionale) in altre parti del mondo.

Dunque, tornando all’Italia, che beneficio ne potrebbe avere, questo Paese, dal perdurare del lavoro vergognosamente sottopagato, retribuito spesso in nero, elargito con arroganza mafiosa dai caporali o anche, da aziende formalmente in regola, ma che pretendono di poter scegliere da un esercito di disperati, a tariffe di 2 o 3 euro l’ora, perché è di questo che stiamo parlando? Mi sembra più che logico, se un lavoratore deve accontentarsi di 5 o 600 euro al mese per faticare sotto il sole 10 ore al giorno, che scelga un’alternativa, se ce l’ha. L’RDC glie l’ha data. Quel lavoratore, grazie all’RDC, potrà compiere ugualmente il suo “dovere” di consumatore, impedendo così al mercato di collassare sotto i colpi della crisi, dei lockdown ed altre sfighe che caratterizzano quest’epoca storica. Se le imprese vogliono competere, dovranno impegnarsi e crescere, assumendo le persone, pagando un minimo decente ai lavoratori, puntando sulla qualità, anziché sullo sfruttamento bestiale. Un problema sindacale? Solo in parte: quando c’è di mezzo lo schiavismo non si tratta più di migliorare le condizioni di lavoro e di salario, tema prettamente sindacale, oggetto di contrattazione. Quando c’è di mezzo lo schiavismo parliamo di diritti umani, di costituzione, di lotta alle mafie, comunque si presentino. L’RDC, se è vero che sottrae schiavi agli schiavisti, si rivelerebbe quindi valido su due fronti: l’essere un forte elemento di mitigazione del disastro sociale causato dalla pandemia, ed essere un’arma importante nella lotta contro lo schiavismo e la mafia. Come non condividere quindi l’opinione recentemente espressa da Mario Draghi, di condivisione del principio del reddito di cittadinanza? Senza contare che l’RDC esiste, in qualche forma, nella maggior parte dei Paesi europei.

Non si può ovviamente tacere dei punti di fallimento dell’RDC, soprattutto sul fronte della creazione di posti di lavoro. Qui sta una debolezza ideologica dei promotori, i 5 Stelle: l’obiettivo di creare dei “posti di lavoro”. Si dovrebbe probabilmente puntare sulla creazione di lavoro, un concetto solo apparentemente più generico, in realtà molto più ampio e potente. Creare posti di lavoro presuppone di agire principalmente, se non esclusivamente, sull’offerta di lavoro delle aziende esistenti. Creare lavoro comprende invece lo stimolo alla creazione di nuove aziende, quindi puntare alla promozione e crescita sociale. Perché nuove aziende, magari anche cooperative formate da lavoratori, non potrebbero proprio competere sul mercato agricolo? In secondo luogo, per quanto riguarda la creazione di lavoro, si deve anche osservare che l’RDC è stata una rivoluzione annunciata, e non sviluppata. Quando si annunciano rivoluzioni, poi bisogna farle. Non abbiamo infatti visto alcun “treno blindato” percorrere la penisola da Nord a Sud e viceversa, andando a scovare i tanti “navigator” che hanno trovato un solo posto di lavoro, il proprio. Cacciarli a calci in culo dalla scrivania occupata abusivamente, sostituendoli prima che potessero causare il fallimento della rivoluzione stessa. I navigator avrebbero dovuto essere formati ad una metodologia fortemente analitica, volta a comprendere le capacità, le competenze specifiche e le inclinazioni personali dei percettori di RDC da un alto. Dall’altro lato battere il territorio senza sosta, analizzando le aziende, le loro esigenze, ricavando così le opportunità di impiego. È chiaro che nel processo entrerebbero anche aziende di elevato livello tecnologico, non meno in crisi di altre imprese. È altrettanto chiaro che nel processo dovrebbero anche entrare percorsi di formazione, di qualificazione e riqualificazione delle persone ed anche delle aziende. E perché non inserire lo strumento del microcredito, nel processo di supporto alle aspirazioni e progetti di (selezionati) percettori di RDC, finalizzato alla creazione di nuova impresa?

Significherebbe un approccio fortemente umanista al tema dell’occupazione, della creazione di lavoro e di nuova impresa, mettendo al centro le persone, le aspirazioni, i progetti, gli obiettivi di crescita e di realizzazione personale e sociale. Lo so, sarebbe chiedere troppo ai “pentacosi”, come qualcuno li definisce. Tuttavia chiederei a coloro che tentano sinceramente di costruire un nuovo modello repubblicano di governance, di non soggiacere alle facili categorizzazioni ideologiche della destra, e di valutare con oggettività i meriti ed i demeriti dell’RDC e di altre ricette di governo. Si passerebbe quindi – dal primitivo approccio RDC SI/NO caro ai tanto “semplificatori” sia di destra che di sinistra – ad una proficua discussione sulla qualità di un RDC, da riformare per il meglio, senza eliminare i pochi ma significativi elementi positivi e progressisti (nel senso del progresso, sia ben chiaro). Perché da questa maturità ed equità di giudizio dipende poi la capacità di governo illuminato di cui il nostro Paese ha un disperato bisogno.

 

Hanno compiuto cent’anni, ma non li dimostrano

Lo scrittore italiano Paolo Aresi ha recentemente pubblicato una raccolta di racconti, dal titolo evocativo “Bicentenario”[1], per celebrare i cento anni dalla nascita di due giganti della letteratura di fantascienza: Isaac Asimov, nato il 2 Febbraio, e Ray Bradbury, nato il 22 Agosto 1920. Si tratta di due autori noti, non solo agli appassionati del genere, soprattutto per l’acutezza del loro sguardo sul futuro.Isaac Asimov è stato anche un ricercatore nei campi della chimica e della farmaceutica, e non ha scritto soltanto fantascienza. Nato in Russia durante la rivoluzione bolscevica, e trasferitosi all’età di tre anni con la propria famiglia a New York negli Stati Uniti, ha al suo attivo diversi saggi, nei quali analizza la storia della ricerca scientifica, l’evoluzione e il futuro della nostra specie: “La marcia dei millenni”, “Domani”, “Frontiere”, tutti editi da Interno Giallo Editore, Milano. Sua anche una “Cronologia delle scoperte scientifiche”, edito in Italia da Pan s.r.l., che elenca e commenta brevemente, in stile enciclopedico, le scoperte scientifiche da 4 milioni di anni A.C. ai giorni odierni.

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Una piccola riflessione a caldo, dopo la tornata delle elezioni regionali del 20/21 Settembre 2020

Una piccola riflessione a caldo, dopo la tornata delle elezioni regionali del 20/21 Settembre 2020

di Adriano V. Autino

Il risultato alle regionali del cosiddetto polo libdem – Italia Viva, Calenda e Più Europa – è molto deludente.

Emiliano e Giani hanno mantenuto il governatorato di Puglia e Toscana al PD, De Luca si riconferma in Campania con percentuale altissima. Il PD riprende quota ovunque, ristabilendo la propria leadership dell’area di centro-sinistra (se così la vogliamo chiamare).

I 5 Stelle continuano la fase decrescente, il che non deve stupire, essendo il partito che più incarna la filosofia decrescista di Serge Latouche.

Da libdem, o forse dovrei dire meglio demo-libertario (che non è esattamente la stessa cosa), prevale in me oggi la contentezza per la conferma del declino di Salvini, ed anche per la capacità del PD di contrastare questa destra assurda ed improponibile che ha preso piede in Italia. Chiaramente Zaia, che ha stravinto in Veneto, non è la Lega e non è Salvini.

L’errore, in area libdem, sta nel pensare che il liberalismo possa guadagnare consenso per il solo fatto di esserci. Se le posizioni sono indistinguibili da quelle dei decrescisti — limitate al green deal — non si vede perché la gente dovrebbe votare i libdem. Se non c’è il coraggio di indicare chiaramente le linee di sviluppo industriale d’avanguardia, non ci sarà partita. Renzi, Calenda, Della Vedova, in cosa si sono distinti finora, dal PD? Agitando le loro bandierine prive di reale contenuto non sono neanche riusciti a far mancare i voti necessari al PD, favorendo la destra, cosa che molti temevano (me compreso).

Non parlo di opporsi frontalmente all’ambientalismo. Tuttavia limitarsi all’ambientalismo risulta in una forma soft di decrescismo. La “rivoluzione verde” può essere necessaria, ma non è sufficiente per 8 miliardi di terrestri. Non può più esserci alcuna crescita nel mondo chiuso, soprattutto se si insiste con strategie passive, che assomigliano ai sacrifici che le antiche società tribali tributavano alle divinità per implorarne clemenza.

Così rispondiamo agli eventi climatici estremi rottamando la civiltà industriale, e rinunciando progressivamente alle libertà elementari, come quella di viaggiare, tendenza purtroppo rinforzata dalle pandemie globali come quella che ci ha colpiti quest’anno. Ridurre le emissioni di CO2 come sacrificio principale offerto al dio del climate change. Nessuno osa più neppure pronunciare la parola ‘industria’, uscita di soppiatto dal vocabolario politicamente corretto. Invece di pensare a strategie di mitigazione dei danni causati dal climate-change, per altro praticate in Olanda da tempo. O utilizzare il surplus idrico causato dallo scioglimento dei ghiacci per bonificare i deserti ed aumentare la superficie verde sul Pianeta Terra.

Ma la strategia chiave, quella che può portarci fuori dalle secche dal sistema di crisi globali che attanaglia la civiltà, è puntare in alto, dando inizio alla colonizzazione dello spazio geo-lunare.

Se non si ha questo coraggio è inutile creare partitini, magari condotti da persone serie e rispettabili, ma che non si distinguono, agli occhi degli elettori, dai partiti principali.

Fra l’altro si deve solo al totale sottosviluppo culturale della destra italiana, se non approfitta dell’enorme spazio lasciato dalla sinistra sul tema sviluppo industriale e space economy. Trump, per quanto delirante ed insopportabile su tutti i fronti, ha messo in campo una forte politica industriale, dando impulso all’iniziativa privata nello spazio (laddove Obama aveva lasciato l’imprenditoria spaziale più o meno da sola) e la ripresa decisa del programma di insediamento di una base lunare permanente.

La nostra destra invece non si rende conto, vive nel medioevo. Purtroppo neanche i libdem, nei quali avevo riposto qualche speranza, si rendono conto che avrebbero uno spazio enorme, per avanzare una strategia attiva e propositiva, fortemente votata allo sviluppo, ad un nuovo spirito imprenditoriale ispirato alla responsabilità sociale, prendendo esempio dalle eccellenze come Space X, Blue Origin, Virgin Galactic, aziende nate nel nuovo millennio, ma già capaci di contendere il mercato a giganti dell’aerospace tradizionale come ULA, Boeing, Lockheed Martin, Airbus, costrigendoli a riorientare le proprie strategie in favore dei lanciatori riutilizzabili.

Fra l’altro Emiliano, cui i pugliesi hanno riconfermato la fiducia, crede nella space economy (vedasi il progetto spazioporto di Grottaglie, e le sue proposte di trasformare l’Ilva in funzione aerospaziale). Sarà un caso?

L’avevo detto a Calenda, quando era venuto a Vercelli a presentare Azione, ad inizio Febbraio: mi rispose stizzito che lui si occupa dello spazio “serio”, cioè satellitare, non delle pagliacciate come il turismo spaziale… Ogni commento è superfluo.

Sono disponibile per organizzare incontri aperti online, utilizzando GSUITE Meet oppure Facebook live-stream.  Manifestate la vostra disponibilità qui.

Mi rivolgo a tutti i sinceri progressisti scientisti e tecnologisti, che non si rassegnano alla decrescita, non solo all’area libdem (l’anno scorso mi ero iscritto a +Europa, ma quest’anno non rinnoverò la tessera, deluso dalla strategia democristiana di Della Vedova e dalla totale inconsistenza programmatica).

In regalo la guida per navigare nel Terzo Millennio senza affogare nella frustrazione

Ciao, sono Adriano Autino,

da quarant’anni svolgo la mia ricerca filosofica sul destino della nostra civiltà, che sta raggiungendo gli otto miliardi di individui: una ricchezza immensa, se si considera che ciò che conta non sono i soldi, ma le persone con la loro intelligenza e la loro cultura (il loro know-how).

Da questa grande ricchezza — o meglio dai nostri stessi scarti — rischiamo però di essere soffocati e sommersi, se insistiamo a restare confinati nei limiti di un solo pianeta, pur avendo ormai sviluppato mezzi e tecnologie per espanderci nel sistema solare…

Ciò è causa di grande frustrazione, soprattutto per coloro che non riescono a vivere bene se non possono dare un contributo concreto all’evoluzione della civiltà.

In questa piccola guida ho inteso indicare alcune possibili vie d’uscita dalla frustrazione e dall’impotenza.

Una recensione di Battlestar Galactica

Una recensione di Battlestar Galactica

di Adriano V. Autino

Avendo visto tutte e 4 le serie, devo riconoscere che avevano ragione  coloro che mi hanno criticato circa un mese fa, quando avevo esternato le mie impressioni prevalentemente critiche, dopo aver visto solo alcuni episodi della prima serie. Nel mio attuale stato, se non di entusiasmo, almeno di sostanziale gradimento per questo prodotto televisivo, spero di trattenermi sempre ad almeno un passo dallo spoiler, per non rovinare la sorpresa a quanti ancora non l’avessero visto.

In effetti “Battlestar Galactica”, pur avendo qualche tratto in comune con Star Trek, dal punto di vista della pura narrazione avventurosa, ha poco in comune con la più famosa saga fantascientifica. Forse si può accostare maggiormente all’ultima serie di Star Trek, “Picard”, un altro prodotto senz’altro ascrivibile alla fantascienza moderna, almeno dal punto di vista della sceneggiatura e della caratterizzazione dei personaggi e delle storie che si intrecciano nella trama.

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Perchè ho aderito a +Europa

Prima delle ultime elezioni europee del 2018 Moreno Colajacovo (Dibattito Scienza), sottopose un questionario di 10 domande ai partiti che si presentavano alle elezioni.

Le risposte più dettagliate e coerenti furono quelle di +Europa. Sorvolo sulle risposte ridicole o sulle non risposte di molti altri, che del resto confermano la fotografia di un ceto politico che considera la ricerca scientifica come sacrificabile. E la continua emoraggia di giovani ricercatori, conosciuta come “fuga dei cervelli”, è la prova del deserto culturale che il nostro Paese sta sempre più diventando.

Frequentando +Europa mi sono reso conto che il livello dell’analisi sociale, economica e della proposta culturale sono molto più elevati rispetto alle altre formazioni politiche, anche se questo traspare ancora troppo poco.

Tra le nuove formazioni di orientamento europeo, +Europa è quella che meglio incarna gli ideali liberal democratici in Italia. Che per me significa coniugare libertà e solidarietà, secondo gli insegnamenti di Amartya Sen, Muhammed Yunus ed altri pensatori, che rifiutano la contrapposizione dicotomica tra libertà e solidarietà.

Ho quindi deciso di provare a dare il mio contributo affinché +Europa possa svolgere il ruolo di leadership che le compete, nella costruzione di un polo social-liberale, che dia priorità al ruolo della Politica nel coltivare la “pianta” della libertà e della democrazia (una pianta che non cresce spontanea in natura ).

Il mio impegno prioritario, in questo contesto, riguarda lo sviluppo industriale e civile. Che deve necessariamente puntare alle tecnologie innovative, in primo luogo le tecnologie funzionali all’espansione civile nello spazio, nelle quali l’Italia eccelle, e che devono avere una priorità molto maggiore.

La sfida è costruire un programma politico complessivo coerente, continuando la tradizione delle lotte per i diritti civili portate avanti da tanti anni dai Radicali.

Per chi volesse saperne di più sul mio impegno, questi sono alcuni link utili:
https://www.amazon.it/Mondo-Piu-Grande-Possibile/
https://spacerenaissance.it/
https://spacerenaissance.space/
https://www.facebook.com/groups/SpaceParty2017/

L’agenda spaziale del 2020

L’agenda spaziale del 2020
di Adriano V. Autino

L’anno appena iniziato si preannuncia molto fitto di missioni spaziali, sia da parte dei dealer storici sia dei nuovi operatori, protagonisti del cosiddetto new space. Dopo alcuni ritardi, Boeing e SpaceX prevedono di portare entro la metà di quest’anno gli astronauti in orbita, interrompendo così la dipendenza americana dalle russe Sojuz.

La «Space Force» di Trump

Trump ha aperto la corsa alla militarizzazione dello spazio, inaugurando la US Space Force, che conta al suo esordio 16.000 uomini. Da tempo l’Air Force statunitense sperimenta uno shuttle senza equipaggio, l’X-37B, recentemente rientrato dopo una permanenza in orbita record di 780 giorni. Secondo indiscrezioni, sempre dubbie quando si tratta di programmi militari, dovrebbe tornare in orbita già quest’anno, per una nuova missione. La nuova Forza Spaziale statunitense non sembra comunque orientata, almeno per il momento, a dispiegare soldati nello spazio, ma si concentrerà sulla sicurezza nazionale e sulla difesa dei satelliti e dei veicoli dedicati alle comunicazioni internazionali e all’osservazione. La NATO, nel meeting di dicembre 2019, ha decretato lo spazio come possibile teatro di guerra. Cina, India e Francia hanno anch’esse in corso programmi spaziali militari.

Programmi militari a parte, quali sono le agende dei diversi attori coinvolti in quella che viene definita nuova corsa allo spazio?

Space X

L’11 gennaio Space X eseguirà l’Inflight Abort Test della capsula Crew Dragon. Il successo di questo test darà semaforo verde al primo trasporto degli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley fino alla ISS: la missione Demo-2, prevista nel primo trimestre, al più tardi entro la metà del 2020. Un volo di grande importanza per Space X, trattandosi della sua prima missione con equipaggio. L’azienda di Elon Musk ha in calendario anche un nuovo lancio del Falcon Heavy per una missione Air Force, i cui requisiti hanno richiesto un razzo nuovo, non ancora utilizzato. Il successo più consistente di Space X, tra il 2018 ed il 2019, è costituito dal riutilizzo di vettori già utilizzati, ed il 2020 vedrà un ulteriore incremento di lanci di macchine che hanno già volato nello spazio, battendo tutti i record precedenti. Il 2020 potrebbe anche vedere il primo lancio in orbita della Starship. L’altro grande programma in cui Space X è impegnata quest’anno (e già iniziato nel 2019) è il lancio della rete di satelliti Starlink, il cui obiettivo è la realizzazione di una rete internet mondiale, che copra a basso costo tutti i paesi ad oggi scarsamente forniti delle infrastrutture di rete.

Blue Origin

La Blue Origin di Jeff Bezos ha compiuto con successo dodici lanci del suo razzo suborbitale riutilizzabile New Shepard, e prevede di portare passeggeri a quota 100 km, in un breve viaggio di circa 10 minuti. La capsula, fino ad oggi utilizzata per esperimenti scientifici e test di sensori, potrà portare fino a 6 persone. Una volta separata dal vettore, la navicella rientra a terra mediante paracadute. L’azienda di Bezos sta lavorando anche su altri progetti, tra i quali un veicolo orbitale, il New Glenn, che dovrebbe compiere il primo volo nel 2020. Il New Glenn, il cui primo stadio potrà essere riutilizzato 25 volte, si colloca nel range dei grandi lanciatori, con una capacità di carico che lo porta a competere direttamente con il Falcon Heavy di Space X e l’SLS della Boeing.

Virgin Galactic

Virgin Galactic ha compiuto nel 2019 il primo test con successo di SpaceShipTwo con equipaggio a bordo. Il primo volo con passeggeri, inizio ufficiale del turismo spaziale commerciale, è previsto per il 2020. Una notizia che rischia di apparire minore, a confronto con i poderosi programmi di esplorazione spaziale. Non deve però sfuggire come, ad oggi, l’impresa del turismo spaziale rappresenti l’unica prospettiva seria di trasporto di passeggeri civili (non astronauti) nello spazio, ciò che serve davvero, in uno scenario di espansione civile e colonizzazione dello spazio.

Rover NASA su Marte

Dal canto suo la NASA prevede di lanciare, il prossimo 17 luglio, la sua missione Mars 2020, che porterà un ennesimo rover sulla superficie del pianeta rosso.

Starliner Boeing

Per la metà dell’anno Boeing ha in programma il primo trasporto di astronauti alla ISS a bordo di una capsula Starliner. Ed in Agosto la sonda OSIRIS-REx porterà a terra dei campioni di polvere raccolti sull’asteroide Bennu.

Rosalind Franklin

In una finestra compresa tra il 26 luglio ed il 13 agosto ESA lancerà la sua missione Rosalind Franklin ExoMars rover verso Marte. Il 5 di febbraio NASA ed ESA, in una missione congiunta destinata a durare sette anni, lanceranno il Solar Orbiter. La sonda studierà la nostra stella da molto vicino, 0.28 unità astronomiche, ben all’interno dell’orbita di Mercurio.

I programmi cinesi

Di enorme interesse il programma cinese del 2020, che si apre sotto un ottimo auspicio: il 27 dicembre 2019 il vettore Lunga Marcia 5 è stato lanciato con successo, dislocando in orbita geostazionaria un satellite di 4 tonnellate. Il successo di LM5 apre la strada alla roadmap spaziale cinese con orizzonte 2050, che comprende una grande e permanente stazione spaziale in orbita terrestre, una base autosufficiente sulla superficie lunare ed una su Marte. Lungo 56 metri e dotato di una capacità di carico in orbita bassa 28 tonnellate, LM5 è uno dei più grandi razzi attivi al mondo, paragonabile all’Ariane 5 europeo o al Delta IV Heavy statunitense. Nel 2020 il razzo sarà utilizzato per portare la prima sonda cinese su Marte (fra luglio ed agosto), la sonda lunare Chang’e 5 e un modulo centrale per la nuova stazione spaziale con equipaggio, da completare entro il 2022, secondo le recenti dichiarazioni del vice capo della CNSA, l’agenzia spaziale cinese, Wu Yanhua. Altro particolare interessante, la sonda Chang’e 5 riporterà a terra dei campioni del suolo lunare.

La stazione spaziale del Dragone

La nuova stazione spaziale Tiangong, progettata per durare almeno 10 anni, peserà 66 tonnellate, estendibili fino a 180, e potrà ospitare tra i tre e i sei astronauti. Zhou Jianping spiega che l’attività della stazione potrebbe essere prolungata tramite degli interventi di manutenzione che saranno svolti direttamente in orbita. A prima vista la CNSA sembra voler ripetere pari pari l’esperienza della MIR e della ISS, e non sembra intenzionata a sorprenderci ad esempio con una stazione tethered, per sperimentare la gravità artificiale. Ma sappiamo ormai che la Cina, pure impegnata a ripetere l’esperienza americana e russa, si è già in realtà portata all’avanguardia, per ora nell’esplorazione lunare, che per i Cinesi non sembra rappresentare soltanto un passo verso Marte.

Le lune artificiali

Ultimo programma spaziale cinese degno di nota è quello delle “lune artificiali”, che dovrebbe vedere un primo lancio sperimentale quest’anno, per essere pienamente operativo nel 2022. Si tratta di satelliti dotati di uno schermo in grado di riflettere la luce solare. Lo scopo: integrare la luce lunare con una luminosità di otto volte superiore a quella del nostro satellite, permettendo all’amministrazione delle città interessate, di risparmiare 170 milioni di euro l’anno. Da ricordare lo studio preliminare del progetto “Lunetta”, sviluppato nel 1977 dalla Rockwell International (la società allora diretta da Krafft Ehricke), che si basava sostanzialmente sullo stesso principio.

Giappone ed Emirati Arabi

La sonda giapponese Hayabusa2 tornerà a terra verso fine anno, riportando campioni di rocce dall’asteroide Ryugu.

Gli Emirati Arabi lanceranno la loro prima missione marziana, la Hope Mars Mission, in collaborazione con il Giappone.

Agenzia Spaziale Indiana

L’agenzia spaziale indiana, dopo il parziale insuccesso della missione Chandrayan 2, ha annunciato Chandrayan 3, che potrebbe essere lanciata già quest’anno, ma più probabilmente nel 2021. Oltre alla nutrita attività satellitare, l’ISRO sta lavorando alla prima missione orbitale con equipaggio, prevista per il 2022.

Il progetto SABRE

Comincia finalmente ad entrare nelle fasi di test ed integrazione il progetto SABRE (Synergetic Air-Breathing Rocket Engine) che Reaction Engines sta sviluppando da tempo, sotto l’egida dell’agenzia spaziale UK. Alimentato da una combinazione di idrogeno ed ossigeno, SABRE può spingere uno spazioplano a Mach 5.4 (4,000 mph), per trasporti commerciali veloci, oppure a Mach 25 per trasferimenti orbitali. Concepita come la prima macchina realmente Single Stage To Orbit, si prevede che sia meno inquinante e meno costosa rispetto al volo aereo tradizionale. Reaction Engines è ora impegnata nel test di sottosistemi, mentre i primi test di volo sono previsti per la metà degli anni 20. I voli commerciali veri e propri non prima del 2030.

Il ruolo dell’Italia

E l’Italia? Dopo la recente firma di una dichiarazione di intenti congiunta tra NASA ed ASI, il sottosegretario con delega alle politiche spaziali Riccardo Fraccaro ha riportato che è stata riconosciuta l’eccellenza italiana, e che fra la NASA e l’ASI è stabilita una cooperazione bilaterale non solo per il ritorno sulla Luna — sarà italiana la tecnologia utilizzata per l’esplorazione del suolo lunare nel 2024 — ma in prospettiva anche per un programma a lungo termine dell’esplorazione umana di Marte. “Forti di questi risultati lavoreremo per massimizzare i benefici della cooperazione con la Nasa con l’obiettivo – ha dichiarato Fraccaro in una recente intervista – di rendere il settore aerospaziale il volano per lo sviluppo del nostro Paese“.

Il sogno del papà di Amazon: l’industrializzazione dello spazio geo-lunare

Il sogno del papà di Amazon: la vera conquista della luna passa anche un po’ da Vercelli

Probabilmente in Italia si sa poco o nulla a proposito di Jeff Bezos e di cosa sta facendo, oltre a dirigere la sua azienda Amazon, che a Vercelli dà lavoro a circa 600 persone, più di 5000 in Italia. Per quanto riguarda Amazon, i media nostrani ci informano soprattutto sui ritmi di lavoro nelle sue aziende, sugli standard di produttività elevati imposti dalla direzione, sulla concorrenza che la grande distribuzione esercita nei confronti del piccolo commercio.
Bezos è però anche uno dei principali protagonisti, insieme a Elon Musk, Richard Branson, Robert Bigelow, ed altri, di quella che viene chiamata New Space Economy. [continua]

Astroluca firmerà il 20° Natale sulla «Iss» Storia e aneddoti delle missioni natalizie

Il Natale viene festeggiato a bordo della International Space Station (Iss) sin dal 2000, anno dell’entrata in funzione della stazione orbitale. Durante la vita operativa della Iss quasi 100 astronauti hanno trascorso le festività natalizie in orbita. In precedenza, dal 1986, per 15 anni, 28 equipaggi di cosmonauti si erano avvicendati a bordo della Mir. Molti di loro avevano quindi trascorso le festività natalizie a bordo della la stazione orbitale russa. E come non ricordare le storiche missioni della Skylab, ed i tre pionieri Carr, Gibson e Po gue, che vi
trascorsero il Natale del 1973! In questi giorni di fine 2019, l’equipaggio della Iss ed il suo comandante Luca Parmitano si apprestano a festeggiare in orbita il ventesimo Natale, da quando la stazione ha iniziato il suo viaggio intorno al nostro pianeta, alla quota di 408 km. [continua]

Vedi qui entrambi gli articoli interi.

Editori e tipografi: due mestieri diversi

Molti sono contrari alla politica di Amazon di distribuzione online, perché sarebbe distruttiva nei confronti dei piccoli esercenti, in particolare editori e librai.
Per quanto riguarda la politica di Amazon in generale, finché Jeff Bezos reinveste i suoi profitti nelle tecnologie per l’espansione dell’umanità nello spazio, secondo me fa molto di più che pagare tasse a governi che per la cultura e per il progresso non fanno nulla, se non causarne il continuo declino. Non dico che non dovrebbe pagare tasse: se gli stati riescono a fargliele pagare, e poi ad utilizzarle in modo altrettanto progressivo, bene. Ma sono comunque a favore della politica di Bezos. Capisco che in Italia suona strano, perché qui non c’è alcuna consapevolezza del ruolo di vera leadership sociale svolta da imprenditori coraggiosi come Bezos e Musk. Fra l’altro, e chiudo con le considerazioni generali, conosco persone che hanno lavorato per qualche mese in uno stabilimento Amazon di smistamento delle spedizioni in Italia: essendo pagati per lavorare, si lavora e si è controllati, ma la situazione è ben diversa dallo “schiavismo” denunciato dai detrattori.

Qui però voglio parlare della mia esperienza di scrittore che non è riuscito a trovare un vero editore, per quanto io l’abbia cercato per un paio d’anni. Poi ho rinunciato, e mi sono deciso ad auto-pubblicare con Amazon. Risultati? Positivi, per quanto riguarda tutti gli aspetti editoriali, eccetto la promozione e la distribuzione. Ma, del resto, nessuno dei falsi editori se ne occupa, e nonostante questo si prendono soldi come se lo facessero. Amazon non lo fa, ma almeno non prende soldi. Nella politica di Amazon mancava una seria proposta ai librai, che avesse l’obiettivo di trasformarli da oppositori in alleati e partner di mercato. Per un esercente è sufficiente iscriversi, e potrà ordinare qualsiasi opera nel catalogo Amazon di milioni di volumi pubblicati, con uno sconto del 35%. https://www.amazon.it/b?node=17542559031

Con questa nuova politica rivolta ai librai, Amazon farà, spero, piazza pulita di tanti sedicenti editori, che considerano loro clienti gli autori, e non i lettori. Costoro sono quindi dei tipografi mascherati: non fanno nessuna selezione degli autori, basta che paghi e ti stampano qualsiasi cosa. Non fanno l’editing, non fanno promozione, non fanno distribuzione, si limitano a stampare il testo che gli mandi. Nel migliore dei casi obbligano l’autore a comprare un certo numero di copie, e non sempre a prezzo scontato. Così si pagano i costi di stampa, hanno fatto il loro business, e non hanno più alcun interesse ad investire sull’autore e promuoverlo. In molti casi chiedono sfacciatamente un contributo per la stampa. Se poi per caso vendono qualche copia del libro forse danno all’autore il 20%, ed ovviamente l’autore non ha alcun strumento contrattuale per verificare le vendite effettive.

Amazon non chiede un centesimo, fornisce la piattaforma gratuita online per editare il testo e la copertina, inserisce il volume nel catalogo world-wide, stampa ed invia le copie quando qualcuno le ordina, da’ all’autore il 70% del prezzo di copertina. E’ chiaro che per i piccoli sedicenti editori non c’è storia, sono destinati a scomparire, com’è giusto.
I veri editori, che selezionano gli autori ed investono su di essi, fanno promozione, fanno distribuzione e considerano l’autore come loro fornitore e non come cliente, invece possono sopravvivere e crescere. Da un vero editore, che fa il suo lavoro, mi accontenterei del 20 o 30% del prezzo di copertina. Ma non l’ho ancora trovato.
Ecco perché ho auto-pubblicato con Amazon, sia in formato ebook che cartaceo. E non sento alcun senso di colpa nei confronti dei tanti “editori” danneggiati, che mi hanno chiesto dei soldi per pubblicare il mio libro.