Lo scrittore italiano Paolo Aresi ha recentemente pubblicato una raccolta di racconti, dal titolo evocativo “Bicentenario”[1], per celebrare i cento anni dalla nascita di due giganti della letteratura di fantascienza: Isaac Asimov, nato il 2 Febbraio, e Ray Bradbury, nato il 22 Agosto 1920. Si tratta di due autori noti, non solo agli appassionati del genere, soprattutto per l’acutezza del loro sguardo sul futuro.Isaac Asimov è stato anche un ricercatore nei campi della chimica e della farmaceutica, e non ha scritto soltanto fantascienza. Nato in Russia durante la rivoluzione bolscevica, e trasferitosi all’età di tre anni con la propria famiglia a New York negli Stati Uniti, ha al suo attivo diversi saggi, nei quali analizza la storia della ricerca scientifica, l’evoluzione e il futuro della nostra specie: “La marcia dei millenni”, “Domani”, “Frontiere”, tutti editi da Interno Giallo Editore, Milano. Sua anche una “Cronologia delle scoperte scientifiche”, edito in Italia da Pan s.r.l., che elenca e commenta brevemente, in stile enciclopedico, le scoperte scientifiche da 4 milioni di anni A.C. ai giorni odierni.

L’amplissima produzione letteraria di Asimov è del resto in gran parte improntata sulla sua ricerca filosofica, durata per tutta la sua vita. Sue sono le famose tre leggi della robotica (enunciate per la prima volta nel 1950, nella raccolta “Io robot”), che preconizzano l’etica umanista cui dovranno necessariamente uniformarsi le future intelligenze artificiali:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.

Esiste poi una quarta legge, che supera tutte le altre ed è stata presentata all’interno del libro “Io Robot”:

  1. Un robot non può recar danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento, l’umanità riceva danno.

Ovviamente quest’ultima legge è molto controversa e di difficile applicazione. Mentre le prime tre sono applicabili a situazioni locali e circoscritte, la seconda perviene immediatamente a scenari più generali, con risvolti sociali difficilmente dirimibili in modo oggettivo, prescindendo da considerazioni ideologiche, religiose o filosofiche.

Ma è nella sua opera più conosciuta, la Trilogia della “Fondazione”, che Asimov tratteggia la sua teoria più interessante dal punto di vista antropologico evolutivo: la psicostoria. Mediante gli strumenti di tale disciplina è possibile ripercorrere le epoche storiche individuando, nei comportamenti delle comunità  e dei gruppi umani più significativi, le tendenze che hanno portato alle diverse crisi ed ai conseguenti salti evolutivi. La psicostoria mostra anche chiaramente che l’operato di alcuni particolari individui è importantissimo, durante certi momenti critici dell’evoluzione storica, in cui una società è ad un crocevia fra più cammini evolutivi (o devolutivi) possibili.

Sono personalmente a conoscenza di almeno un caso in cui è stato costituito un dipartimento universitario della Psicostoria, ispirato al lavoro di Asimov: si tratta dell’Università di Liverpool, UK, ad opera del prof. Paul Ziolo. E come non pensare, guardando la congiuntura odierna, alla particolare importanza di personaggi come Elon Musk, Jeff Bezos, e alle varie comunità no-profit della galassia space advocacy, il cui lavoro divulgativo è essenziale, per far comprendere l’importanza e le molte valenze del settore New Space. Il prof. Ziolo è autore di un saggio di grande interesse, dal titolo “Futures”[2], che analizza le probabilità della specie umana di compiere il salto evolutivo al prossimo gradino nella scala di Kardashev[3], alla luce della psico-storia.

L’altro scrittore di cui si celebra il centenario, Ray Bradbury, viene spesso citato come il poeta della fantascienza. Sue sono pagine di grande lirismo, in opere come “Il popolo dell’autunno” e “L’uomo illustrato”. I suoi romanzi più conosciuti: “Cronache marziane” e “Fahrenheit 451”. È proprio quest’ultimo romanzo, considerato il più grande manifesto contro tutti i totalitarismi, che mette Bradbury accanto a George Orwell, un altro grande scrittore che ha saputo guardare al futuro, ed anticipare tante distorsioni semantiche odierne (il bis-pensiero), usate dal potere criminale, per controllare ed indirizzare l’opinione pubblica. Bradbury compone un inno alla letteratura e al suo insopprimibile contributo alla cultura umana, strumento di sopravvivenza civile. 451 gradi Fahrenheit è la temperatura in cui cominciano a bruciare i libri, nel mondo futuro dominato da una dittatura spietata, il cui obiettivo principale è coltivare l’ignoranza generale, come estremo strumento di asservimento e dominio.

Questa doppia ricorrenza cade in un anno particolarmente difficile, in cui diverse crisi si sommano con effetti deleteri e fortemente depressivi per l’economia mondiale. Si sono sviluppati tutti nel 2020, i grandi incendi che hanno devastato l’Australia e il Sud America, la pandemia del Covid19, la recrudescenza della crisi economica iniziata nel 2008. Lungamente prevista, quest’ultima, considerando che la reazione alla crisi del 2008 si era limitata a una sia pur necessaria immissione di denaro nell’economia, senza riconsiderare le cause profonde della crisi, prima fra tutte la noncuranza delle leadership mondiali per l’investimento nel futuro, lo sviluppo civile dello spazio, l’espansione necessaria per garantire la sopravvivenza della nostra civiltà.

Forse proprio a causa del sistema di crisi combinate che si è manifestato brutalmente quest’anno, mi sembra di riscontrare primi segni di un nuovo interesse per la fantascienza, e per la futurologia in generale. E stanno nascendo nuovi autori, la cui prosa è finalmente scevra dalle autoflagellazioni antitecnologiche che hanno caratterizzato la narrativa d’anticipazione negli ultimi 30 anni, dopo il tramonto dei grandi maestri.

[1] https://www.amazon.it/Bicentenario-Paolo-Aresi-ebook/dp/B08CT316DC

[2] https://spacerenaissance.space/media/papers/PaulZiolo_Futures.pdf

[3] La scala di Kardašëv è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta nel 1964 dall’astronomo russo Nikolaj Kardašëv – https://it.wikipedia.org/wiki/Scala_di_Karda%C5%A1%C3%ABv

Questo articolo è stato pubblicato su Notizia Oggi, settimanale vercellese.