25) Bene. Trovate un modo
Stazione Cislunare O’Neill One – Vittorio – D03-01/11/2042
Dal suo piccolo appartamento Vittorio gode di una vista eccezionale sul grande terreno che costituisce, o meglio costituirà, l’habitat di Lagrange City. Al momento la vista non è granché. Una distesa di superficie pressoché nuda, bulldozer e transtainer robotizzati, grandi plotter cartesiani per stampa 3d edilizia, e grandi ammassi di materiali che saranno usati per costruire le infrastrutture urbane di un habitat destinato ad accogliere tra i quindici e i ventimila abitanti. Solo gli impianti tecnologici sono ormai completi, e stanno già funzionando, dopo aver sostenuto una lunga serie di collaudi a livello di sottosistema. Tutto questo viene passato automaticamente in rassegna dalla mente del program manager, che si sofferma su una serie di dettagli, cercando quei punti deboli che potrebbero invalidare il collaudo operativo integrato, durante l’esecuzione dei test con simulazione di anomalie, sia singole che combinate. Tali procedure di test, veramente diaboliche, sono state sviluppate da intelligenze artificiali, e la verifica da parte dei test engineer umani non è ancora terminata.
C’è la possibilità che qualche test particolarmente cervellotico possa causare fallimenti irrilevanti per la reale funzionalità, ma che potrebbero innescare discussioni infinite con coloro che dovranno mettere la loro firma sull’esito del collaudo. La cosa normalmente lo preoccuperebbe molto. Ma tutto sommato, nelle condizioni attuali, guadagnare un po’ di tempo discutendo di aria fritta potrebbe non essere del tutto negativo. Si ripropone di condividere questa considerazione con Cabrales, il capocantiere.
Intanto Vittorio ha dato istruzioni all’IA dell’appartamento di attenersi al 100% alle istruzioni di Elvi, che sa bene quali sono le condizioni ambientali predilette dal suo “principe”: luci basse negli angoli, musica jazz e fusion, oppure grandi melodie classiche – Chopin, Debussy, Mozart, Massenet. Il tutto a volume ragionevole, salvo quando la selezione random incappa in qualcuno dei suoi interpreti preferiti, sull’esecuzione dei quali è consentita qualche tacca di volume in più, se non addirittura proiettare l’olo-video in mezzo alla stanza.
Vittorio non vorrebbe in realtà rilassarsi, perché teme che la sua mente si trovi poi in condizioni di relativo intorpidimento quando dovrà discutere la strategia. Ma è anche vero che necessita di un po’ di riposo. Forse potrebbe concedersi qualche mezzora di lettura del romanzo che ha circa a metà, ciò che lo rilassa maggiormente. E c’è la richiesta di un colloquio privato da parte di Albany, che Elvi ha debitamente registrato, e non mancherà di ricordargli casomai se ne dimenticasse. E vorrebbe anche comunicare a Marika che è giunto sano e salvo a destinazione. E che la pensa…
La pensa? La sua coscienza gli tende spesso agguati di questo genere, allo scopo di indagare sulle proprie vere intenzioni, ammesso che ne abbia. Da parecchio tempo la sua storia psico-affettiva sembra conformarsi a quello stato incolore che Peter Handke definì “infelicità senza desideri”. Il che non è vero, però! Si rimprovera subito… Pensando a Marika sente il cuore accelerare moderatamente i battiti, e quella vaga del tutto irragionevole sensazione di ottimismo è lì a testimoniare che il suo felicimetro personale sta segnando valori indubbiamente positivi.
Com’è strana la vita, si trova a riflettere. Fino a una certa età, diciamo cinquant’anni?, Vittorio guardava con grande preoccupazione ad ogni possibilità di innamorarsi, per timore di soffrire, e che la sofferenza gli causasse un calo delle capacità di concentrazione sul lavoro. È altresì vero che l’innamoramento porta anche all’aumento dell’ottimismo, dell’immaginazione e della creatività. Sta di fatto che, con il passare degli anni, a parte un solo rapporto importante, che lo aveva lasciato emotivamente esausto a causa di un tremendo conflitto di personalità entrambe egotiche, aveva avuto esclusivamente rapporti sporadici, per i quali non prova la benché minima nostalgia.
Quello che si ritrova spesso a provare è nostalgia della nostalgia, una specie di meta-nostalgia, come una pallida fotografia sbiadita dal tempo. Probabilmente questo è quello che succede quando si invecchia, tenta di consolarsi. Oppure questo si deve semplicemente al fatto di non avere più incontrato una donna che lo facesse davvero tornare quel ragazzo incosciente e credulone che cadeva come una pera cotta nella magia di una streghetta sfrontata?
Fatto sta che il Vittorio di adesso, al contrario del Vittorio di una volta, teme di non innamorarsi, e darebbe qualsiasi cosa per soffrire un po’ per amore… vorrebbe dire che è emotivamente vivo, che il suo cardiogramma emozionale non è irrimediabilmente piatto. Ecco perché Marika gli sembra un miracolo, mentre ci pensa con un certo trasporto, e spera che il sentimento cresca ancora. Positivo è certamente l’essersi incontrati per caso, e non grazie ad un sito di incontri. Per quanto si sia sempre ripetuto che le piazze virtuali svolgono le stesse funzioni delle balere o delle feste di una volta, non ha mai potuto liberarsi completamente dalla sensazione di “dover” iniziare una relazione con le donne incontrate sui siti di incontri, visto che ambedue si trovano lì con quello scopo dichiarato. E cosa c’è di male o di strano? È normale che la gente si cerchi e che desideri iniziare delle relazioni. È solo lui che si fa troppe seghe mentali.
Mentre rimugina su tutto questo sta finalmente aprendo il trolley, e tira fuori le poche cose che si è portato, riponendole nell’armadio e nei cassetti. Tra le altre cose gli viene in mano la tuta sensoriale acquistata al duty free shop. Chiamare Marika adesso? Qualcosa lo trattiene, e non sa bene cosa. Forse desidera semplicemente starsene un po’ da solo con sé stesso. Si distende sulla poltrona. Cullato dalla morbida melodia di “Round Midnight”, magistralmente eseguita da Dexter Gordon, finalmente si assopisce.
Ma non è passata neanche mezz’ora, che un insistente segnale di allarme viene ad interrompere il meritato riposo. In un attimo è sveglio, e prova a levarsi a sedere, ma si rende subito conto che le cose non sono dove dovrebbero essere. Vittorio si ritrova a fluttuare vicino al soffitto della camera, e tutto ciò che non è magneticamente assicurato, ad esempio il suo trolley, galleggia aperto nell’aria.
«Elvi! Chiama subito Cabrales!»
La comunicazione si attiva immediatemente: «Ciao Vic, siamo in piena emergenza.»
«Ma va? Non me n’ero accorto…» Non può trattenere l’espressione sarcastica. «Cosa succede?»
«Ci stiamo fermando. La velocità di rotazione è prossima allo zero.»
Vittorio arranca nella stanza, per acciuffare il trolley aperto che galleggia a mezz’aria, e dal quale fuoriescono indumenti e oggetti vari. Non può esimersi dal considerare l’inutilità di alcuni di questi, specialmente nella situazione attuale. In qualche modo riesce a brincare una tuta da ginnastica. Infilarla, in assenza di gravità è tutta un’altra faccenda. Bisogna prima trovare qualcosa cui ancorarsi, tenendo conto che nessun appoggio ad una parete funzionerebbe: si finisce inevitabilmente per rimbalzare via al minimo movimento, che il nostro corpo trova perfettamente logico e normale, data l’abitudine alla gravità terrestre.
Si aggancia a uno dei mancorrenti che i progettisti hanno saggiamente inserito in ogni superficie interna delle stanze e riesce ad infilare l’indumento, non senza un’adeguata sequela di imprecazioni a mezza voce. In modo del tutto incongruente si abbandona ad un attimo di amara autoindulgenza, non riuscendo a ricordare l’ultima volta che ha utilizzato quella tuta per la sua funzione, cioè fare ginnastica.
Subito dopo si rende conto che, così come la stazione ha smesso di ruotare, altri impianti potrebbero cessare di funzionare da un momento all’altro. Ad esempio il riscaldamento. Vittorio non osa pensare che quel caso possa verificarsi, con centinaia di persone a bordo, molte delle quali venute per l’atteso collaudo finale della stazione. Comunque riesce ad aprire un armadio, e ad infilare un giubbotto che assicurerebbe qualche protezione in più, se la temperatura dovesse scendere al di sotto della soglia di tolleranza minima.
Così equipaggiato, Vittorio esce dal suo appartamento e si dirige vero la sala di controllo.
Lì si trova già praticamente tutto lo staff tecnico e manageriale del progetto. Assicurati ai sedili di fronte alle consolle di controllo, i tecnici sono intenti a comunicare con diversi terminali, con l’obiettivo di capire la ragione dell’improvvisa interruzione della rotazione della stazione sul proprio asse. I manager sono impegnati a stare con il fiato sul collo ai tecnici, secondo un’antica pratica, che consiste nel dare fastidio ai tecnici subissandoli di continue domande e pressioni, mentre questi stanno sudando disperatamente per cercare di risolvere il problema.
Sammy alza una mano, richiamando immediatamente l’attenzione di tutti gli astanti: «Credo di aver trovato la causa del problema. Purtroppo non ancora la soluzione.»
Un silenzio pressoché totale scende nella sala controllo. Se ci fossero mosche, si sentirebbero volare. Tutti attendono le prossime parole del capo dei programmatori.
«Sembra che il sistema di livello 4 che controlla la gravità artificiale sia in attesa di un consenso da parte della Cinque, in risposta ad un allarme causato dall’arrivo di una tempesta di radiazioni solari di intensità superiore a quella considerata accettabile.»
«Bene. Allora perché solo il sistema di rotazione si è fermato, e non gli altri impianti?» Chiede subito Vittorio, prima ancora di essersi ancorato a qualche sedile.
«Semplice. Il sistema di rotazione lavora mediante i piccoli propulsori collocati sul perimetro esterno del toroide. Le interferenze magnetiche, se superiori a una certa soglia, potrebbero fare “impazzire” l’elettronica che controlla i propulsori, con effetti impredittibili sull’assetto e sulla posizione della stazione.»
«In sostanza, potremmo essere sbalzati via nello spazio?» Domanda un accigliato e visibilmente preoccupato rappresentante procuratore del cliente finale, che si è presentato come Avvocato De Pretis.
«Beh, in casi estremi sì. Ma non sarebbe un problema irrisolvibile. Basterebbe una opportuna manovra di riposizionamento. Si chiama controllo di assetto, la consuetudine per tutti i satelliti in orbita. Solo la nostra collocazione in uno dei punti di librazione di Lagrange ci esime dall’esercitare continuamente tale controllo. Ma siamo comunque attrezzati per i casi eccezionali.»
Vittorio si rende conto benissimo di aver impartito al cliente una lezione probabilmente sgradita. Ma in casi come questo preferisce attenersi alla maggiore efficacia della ridondanza piuttosto che alla carenza di informazioni. Del resto in questo caso si tratta di un avvocato, quindi del tutto logico che non sia esperto di astrofisica.
«Ok, procediamo.» Vittorio ha preso ormai saldamente in mano il controllo di quella che, fino a collaudo finale eseguito con esito positivo, è la sua stazione. Si rivolge quindi a Cabrales: «A che punto è la tempesta magnetica?»
A sua volta il capocantiere fa un cenno al climatologo della stazione, responsabile del monitoraggio del clima spaziale. «La tempesta è terminata ormai da mezz’ora.» La risposta è stata formulata con un’alzata di spalle ed un allargamento delle mani, come a voler dire “vedete? Non è colpa mia se siamo fermi…”.
«Bene. Perché cazzo non ci stiamo ancora muovendo?!»
La domanda risuona per qualche istante nell’aria, prima che Sammy risponda: «Ci sto lavorando, capo. Bisogna fare in modo che arrivi al sottosistema di controllo rotazione il consenso a resettare l’allarme ed a riprendere il movimento.»
«E allora cosa aspettiamo a dare questo dannato consenso?!» È ancora l’avvocato, la “voce dell’innocenza”, a porre la domanda.
Sammy rivolge un’occhiata preoccupata a Vittorio, il quale cerca con lo sguardo il capocantiere Cabrales. Questi esibisce un lieve cenno affermativo, ed una breve contrazione della bocca, che significa “non possiamo farne a meno”.
Vittorio si rivolge quindi al maturo procuratore legale: «Come già annunciato, il sistema di supervisione di livello cinque è al momento offline. In assenza del livello cinque, la procedura di reset allarmi è, diciamo così, un po’ più complicata.»
Il procuratore adesso sta borbottando con fare piuttosto concitato nel suo UCD.
Vittorio riprende intanto la parola: «Adesso devo pregare tutti coloro che non sono indispensabili per il recupero della piena operatività della stazione, di recarsi nei propri alloggi, ed attendere ulteriori comunicazioni, non appena avremo ripristinato le condizioni normali di funzionamento di tutti gli impianti.»
La direttiva non è gradita alla maggior parte dei non addetti ai lavori, che manifestano il proprio disappunto con mormorii e commenti esasperati. Tuttavia si avviano, sia pure di malavoglia e con non poche difficoltà, dovute all’inesperienza di gravità zero, verso l’uscita.
«Non esitate a chiamare il servizio, per qualsiasi esigenza o problema grave durante la durata dell’emergenza.» Vittorio si è rivolto ancora ai partenti, con l’intenzione di manifestare attenzione e benevolenza, ma si rende conto che l’avere aggiunto l’aggettivo “grave” alla frase può aver generato più preoccupazione che altro, in qualcuno dei destinatari del messaggio. “Oh beh” commenta fra sé “è mio dovere evitare che bombardino il servizio di chiamate non indispensabili.” Nota intanto che l’avvocato si è allontanato insieme agli altri non addetti ai lavori. Il che può essere un bene o un male. Ma non serve pensarci adesso, sicuramente la cosa sarà materia di discussione con Severine, più tardi.
Rimasto solo con il suo staff, Vittorio si rivolge a Sammy: «Allora, qual è il problema.»
«Il problema è che, senza la Cinque, non possiamo fare niente, capo.»
«Cosa?!? Ma questo va contro tutti i requisiti di affidabilità e sicurezza del sistema!» Vittorio non crede alle proprie orecchie.
«Sì, ma qui siamo in presenza di un reset di allarme a doppia chiave. In poche parole è richiesto il consenso sia della Cinque che di un operatore umano. È una clausola di maggior sicurezza, introdotta solo per il periodo di debug del sistema, per evitare errori umani.»
Il tono di Sammy tradisce qualche incertezza. È chiaro che non vuole mettere nei guai il suo programmatore che ha preso la decisione senza parlargliene, spinto da una malintesa solerzia, quasi di devozione, nei confronti dell’intelligenza artificiale, ritenuta comunque ed in ogni caso superiore per capacità di decisione in situazioni molto critiche. Come molti softwaristi, il giovane ingegnere responsabile del problema ha una fiducia cieca nei confronti del software, fin quando non viene smentito dal manifestarsi di qualche failure, o reazione impropria ad eventi non gestiti.
«Ok, poi andremo a fondo sulle responsabilità di questa circostanza. Adesso però dobbiamo venirne a capo. Dai un bel reset al sistema di controllo della rotazione, e vediamo di farlo ripartire.»
«Magari fosse così semplice.» Risponde il capo dei programmatori, con tutta la preoccupazione per il proprio destino professionale che quell’accenno alle responsabilità gli ha procurato. «Se lo resetto, il sistema ripartirà con il database dei dati che viene salvato automaticamente con frequenza un secondo, quindi con l’allarme ancora attivo, ed in attesa del doppio consenso al reset.»
Vittorio riflette qualche secondo. Sa perfettamente che la soluzione estrema, andare fuori a scollegare manualmente ciascuna centralina di controllo di 200 motori dal sistema di controllo non sarebbe una soluzione. È infatti il sistema di controllo che dosa la spinta di ciascun motore in base a calcoli automatici complessi. Avviare i motori a mano sortirebbe l’effetto di trasformare la stazione in una specie di trottola impazzita.
«Bene. Trovate un modo. Non è possibile che siamo inchiodati da un fottuto errore di settaggio!» Esplode il program manager. «Inoltre, mi fate il piacere di controllare tutti gli altri sottosistemi, per evitare che questa situazione possa ripetersi.»
L’espressione del capo dei softwaristi si fa ancora più patetica. «Ho già dato disposizioni in tal senso, capo. Sto aspettando una risposta. Temo che almeno tre sottosistemi siano nella stessa condizione…» Non vuole aggiungere che sono i sottosistemi programmati dallo stesso programmatore che ha programmato il controllore della rotazione. Ma è come se vedesse nella mente del suo capo che sta prendendo nota per un cazziatone con i fiocchi, se non una richiesta alla direzione di allontanamento dal progetto del, o dei, responsabili di questo disastroso incidente, che viene a gettare benzina sul fuoco già divampato, e tuttora non spento, grazie all’assenza della Cinque..
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