6) Pulcino chiama Mamma Aquila

Mare Ingenii – Albany – D01-30/10/2042

Il problema dei piccoli droni è che non possiedono una camera di pressurizzazione e decontaminazione, quindi bisogna stare estremamente attenti, ed eseguire una sommaria procedura di pulizia della tuta sul predellino, utilizzando un aspiratore che viene passato a mano sui calzari, sulle gambe e sulla parte superiore del corpo. Va da sé che piccole quantità di regolite entrano comunque, ed una volta a bordo della nave in orbita si dovrà decontaminare l’intero abitacolo del drone. Ma si tratta di una procedura completamente automatizzata, quindi la si considera un male minore. Intanto, però, Albany deve eseguire ripetutamente la decontaminazione manuale  ̶ fin quando l’IA della tuta non manifesta di mala voglia una piccola luce verde  ̶   su quello che deve ormai considerare il suo compagno di avventura, il quale adesso appare impacciato ed incerto nei movimenti.

Quando però tocca a lui eseguire la procedura di pulizia su Albany, lo strano individuo si dimostra estremamente rapido ed efficiente, dando prova di aver preso attentamente nota di tutti i movimenti, o più probabilmente di possedere una precedente esperienza di quella pratica. Finalmente i due sono nell’abitacolo, e possono procedere alla pressurizzazione. Tuttavia non aprono i caschi: la possibilità di aspirare particelle di regolite è troppo pericolosa, ed in fondo il viaggio fino all’orbita è molto breve.

«Allora?» Albany rompe il silenzio, dopo quello che le sembra un tempo lunghissimo, in cui ha avuto la possibilità di rigirarsi in testa diverse possibilità, senza per altro riuscire a scegliere la migliore, o almeno la meno peggio. «C’è qualche veicolo in orbita lunare dove posso riportarti dai tuoi colleghi?»

«Credo proprio di no» risponde lui.

«OK, almeno presentiamoci. Io sono Albany Fargenti, della Rota.Mat.Interplanetary.»

«Ed io», le fa subito eco lui, «mi chiamo Angel Talesbony. E temo di non poterti dire per chi… lavoro, se così si può dire.» Subito fa un gesto con la mano, come a voler cancellare le ultime parole, che gli erano uscite istintive, essendosi accorto in ritardo che stava lasciandosi andare a eccessive confidenze. Per quanto, si rende conto con preoccupazione, ne avverta il bisogno e perfino il desiderio. Desiderio che, fino a quel momento, se ne era stato discretamente in disparte.

Albany resta in silenzio per qualche secondo, intanto che avvia le procedure di decollo. «Allora, mi pare di capire che a questo punto dovrei portarti con me sulla Havelock, e mi chiedo come reagirà TB. Del resto non posso lasciarti qui. Però sei una seccatura, e sei anche pericoloso, mi sa.» Si interrompe, anche lei improvvisamente cosciente di essersi lasciata andare a ragionare ad alta voce.

Ed, altrettanto improvvisamente, si rende conto che deve assolutamente acquisire almeno qualche altra informazione essenziale, circa lo strano comportamento del signor Talequalcosa… «Ehm… ti capitano spesso quelle crisi?»

«Ah, alludi a quando ti ho minacciata di trascinarti in tribunale?»

«E cosa se no?»

«Mmh già… sai cos’è la sindrome di Asperger?»

Come se la risposta avesse scatenato un riflesso condizionato, la mano destra di Albany scatta sul pulsante di emergenza, ed il drone, che aveva già acceso i motori per alzarsi dal suolo lunare, si blocca istantaneamente, e rimane in standby, facendo sommessamente le fusa, come un gattone che aspetta una successiva carezza. «Senti, Angelo, conosco bene gli effetti della sindrome di Asperger, e soprattutto quanto possiate essere assolutamente irragionevoli ed ingestibili voi cervelloni matti quando andate in crisi! E secondo te io dovrei portarti a bordo della mia fottuta astronave esponendo tutti al rischio delle tue crisi??»

Così apostrofato, il malcapitato Angel rimane in silenzio, a testa china, e chiunque capirebbe, anche se la sua espressione è nascosta dal cappuccio della tuta, che sta lottando strenuamente per evitare una crisi, proprio lì, in quel momento. «È chiaro» mormora dopo quello che sembra ad ambedue un tempo lunghissimo, «che qualsiasi impegno da parte mia può essere vanificato da una crisi. Quello che ancora non sai, è che mi è espressamente vietata l’assunzione di qualsiasi tipo di farmaco, perché non posso permettermi di rinunciare, nemmeno per pochi minuti, neanche ad un punto del mio fottuto QI…»

«E quindi?» mormora a questo punto Albany, lei stessa sull’orlo di una crisi isterica.

«E quindi i casi sono due: o mi molli qua, ed io riattivo l’SOS dopo che ti sei allontanata a sufficienza, oppure mi porti a bordo della tua nave, e mi rinchiudi in una cabina. Ma prima dovrai consentirmi di comunicare con il mio quartier generale.»

«Quartier generale… ma cosa sei, un dannato militare?»

«No, no!» risponde lui piccato, poi ripensandoci «non proprio…»

Albany resta qualche altro secondo in silenzio, poi prende la sua decisione. Il drone riprende ad alzarsi, il panorama si allarga. Man mano che si avvicina all’orbita, Albany sente nonostante tutto, ed in modo del tutto irragionevole, alleviarsi la cappa oppressiva che le era piombata addosso fin dal momento dell’incontro inatteso, e che si era intensificata a dismisura con l’arrivo dei Marine. È vero che ci saranno certamente altri problemi, ma almeno non sarà sola a doverli smazzare… e quello è lo spazio, dove si ragiona in tre dimensioni, una libertà sconfinata, che entusiasma e da’ alla testa.

«Pulcino chiama Mamma Aquila…»

«Avanti Pulcino, dove sei?»

«Sto arrivando… anzi stiamo arrivando. Non sono sola.»


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