37) Buongiorno. Sono l’Unità 25!
Shifter / Quartier generale RSU – Thanat – D10-08/11/2042
Thanat ha trascorso tre lunghi giorni riposando ed anche un po’ lavorando. Ha comunicato al resto dell’equipaggio della Havelock che lo si può disturbare solo in casi di estrema necessità. Ha approfittato della traversata per concedersi alcune mezze giornate di ozio che, come si sa, è il padre della creatività, e non solo dei vizi, come si riteneva una volta. Ha riordinato diversi cassetti, sia fisici sia virtuali. La sezione rotante della nave, che contiene gli alloggi dell’equipaggio, conferisce un confortante mezzo G, che consente di aprire i cassetti senza che il contenuto cominci a vagare per la stanza, e di starsene comodamente sdraiati in una poltrona, con la piacevole senzazione del proprio peso sui cuscini morbidi.
Il CEO della Rota.Mat.Interplanetary si sente un po’ in colpa per essersi isolato dal suo equipaggio, che considera un po’ la sua famiglia, ma sa anche di aver fatto il suo dovere risolvendo, sia pure in ritardo, parecchie questioni a priorità più bassa, che rischiavano di cadere nel dimenticatoio. Una vaga rilassatezza lo pervade, ma sa benissimo che ormai è questione di ore, se non di minuti, e dovrà muoversi, per incontrare i padroni di casa del quartier generale della RSU.
Si rende conto che qualcosa è cambiato nella percezione della gravità. Il basso non sembra più tanto basso, e le pareti della stanza perdono un po’ della loro verticalità. Significa che l’insieme connesso della Shifter e della Havelock si sta uniformando al movimento, o meglio allineandosi alla rotazione, di qualcosa di molto più grande. Nell’avvertire e assecondare tale manovra, l’IA della Havelock ha progessivamente fermato la rotazione della sezione rotante della Havelock. La forza centripeta, che era stata assente per diverse minuti, torna lentamente a farsi sentire, ma questa volta con un’intensità decisamente maggiore, rispetto a quella fornita dalla rotazione generata dalla Havelock. Il “pavimento” torna ad essere pavimento, e ad attrarre a sé quanto di mobile si trova all’interno della stanza. Poltrone, sedie, scrivania, sono progettate per seguire gli adattamenti della gravità simulata, a seconda che la nave si trovi in fase di accelerazione, in viaggio a velocità costante, “ferma” in orbita, o ancorata a una stazione o un altro veicolo. e quindi si ridispongono automaticamente secondo le nuove coordinate alto-basso.
Preoccupanti scricchiolii da torsione si sono fatti sentire, provenienti dalle giunzioni che mantengono le due navi solidalmente connesse, quando la rotazione della stazione, trasmessa attraverso lo Shifter ormai collegato, ha cominciato ad esercitare la sua forza traente anche sulla Havelock. Benché l’insieme delle due navi avesse già uniformato il proprio movimento rotante a quello della stazione, quando effettivamente la stazione e le due navi connesse sono diventate un corpo solo nello spazio.
La grande stazione ha subito un sia pur minimo contraccolpo, avendo acquisito una nuova massa da trainare con sé nel suo movimento. Ciò ha causato un sia pur minimo rallentamento della velocità di rotazione, e poi una ripresa impressa dai motori che hanno lavorato per qualche minuto, per ripristinare il setpoint di velocità di rotazione impostato. Anche Thanat, che non si è alzato dalla sua poltrona, pur ancorandosi ad essa con le cinture di sicurezza, si ritrova adesso di nuovo con la senzazione di essere seduto, ed il suo sguardo corre alle due ampie finestra, che si aprono sui due lati del tamburo rotante, ora fermo rispetto alla nave, ma comunque in rotazione solidalmente alla grande stazione cui lo Shifter e la Havelock si sono connesse. Una delle due finestre, quella rivolta verso l’esterno, non mostra altro che lo spazio nero ed un’infinità di stelle. Ma l’altra finestra, che si apre verso la stazione, offre una visuale ben diversa. Il punto di attracco si trova sul perimetro più periferico della stazione, una delle molte baie di attracco. Ciò che si offre alla vista del capitano della Havelock ha dell’incredibile. Nessuno può lontanamente immaginare, mentre in area geolunare si sta completando il commissioning della prima città orbitale lagragiana, che nella fascia degli asteroidi si sia sviluppato un simile insediamento, e perdipiù all’insaputa di tutti! Di dimensioni e capacità ridotte, rispetto ad O’Neill One, il quartier generale della RSU risulta comunque essere un grande disco composto da almeno quattro toroidi concentrici, ognuno dei quali brillante di una luce di colore diverso…
Ma la meraviglia di Thanat viene presto interrotta, non appena il suo sguardo si focalizza sullo Shifter, che appare, in parte, su un lato della grande finestra: l’ex-satellite appare infatti malamente contorto, tanto che la Havelock, tuttora connessa, risulta addirittura quasi pencolante.
Le strutture robuste della Havelock avevano urlato per lunghi minuti, prima che il sistema composto dalla stazione e dalle due navi connesse ritrovasse un qualche punto di equilibrio. Ma lo Shifter, la cui struttura orginale era quella di un satellite, ha subito sollecitazioni ben maggiori. Benché fosse stata rinforzata, quando lo Shifter era stato trasformato in una nave interplanetaria, la struttura ha sofferto molto, subendo una brutta torsione, tanto che ora il tutto si presenta come un relitto sgangherato, a rischio di staccarsi e andare alla deriva nello spazio, o peggio, urtare la stazione causando danni molto pericolosi.
Dopo qualche secondo di stupore, Thanat riacquisisce la consapevolezza di essere il capitano della Havelock, e di avere piena responsabilità della propria nave. Nello stesso istante risuona l’allarme in tutta la nave, e la voce carica di preoccupazione di Bunai, il navigatore della Havelock prorompe direttamente nell’alloggio del suo capitano: «Capo, cosa facciamo? Stacchiamo la connessione con lo Shifter e ci riallineiamo? Jeeves sta discutendo fittamente con la loro IA, ma non sembra che al momento siano giunti ad una conclusione.»
«Passami Jeeves.»
«Comandante, siamo in una situazione molto critica.» Esordisce l’ineffabile majordomo della Havelock.
«Riassumi velocemente i termini della situazione.» Risponde il comandante.
«Lo Shifter, appesantito dalla massa della Havelock, non ha retto la sollecitazione dell’attracco».
«Questo l’ho capito. Avremmo dovuto staccarci prima, e attraccare a un’altra baia.»
«Del senno di poi son piene le fosse.» Chiosa filosoficamente Jeeves, sentendosi in dovere, non foss’altro che per difendere la categoria delle IA, di fornire subito una spiegazione, anche breve, del perché questa decisione, ora ovvia, non sia stata presa a tempo debito. «Alvin ha deciso di non scindere il convoglio, in seguito ad un ordine impartito della stazione, per guadagnare tempo. Liberare un’altra baia d’attracco avrebbe ritardato le operazioni, e pare che la RSU abbia una certa fretta di averci tutti a bordo.»
«Mmh… niente di buono. Adesso che cosa ci impedisce di staccarci subito, prima che le cose peggiorino ulteriormente?»
«Si teme un altro contraccolpo, al quale lo Shifter ben difficilmente potrebbe ancora resistere. Protrebbe finire col rompere la connessione con la stazione, e schiantarsi contro la baia di attracco. Un’eventuale esplosione comporterebbe la distruzione di tutto quanto c’è a bordo. Compresa la Cinque (ad oggi l’unica copia esistente).»
«Capisco. Intanto cosa si sta facendo?»
«Una task force della RSU sta per salire a bordo, con l’obiettivo di portare in salvo l’hardware di stoccaggio dati dello Shifter e tutta l’elettronica di bordo.»
«Ma…» interrompe il CEO a quel punto «non farebbero prima a eseguire una copia fisica di tutto il software, dati compresi, e trasmettere il tutto? La distanza è minima, non ci sarebbe pericolo di dispersione.» ha detto la sua, ma sa benissimo che competere con le IA è praticamente impossibile, quando si tratta di valutare rischi ed opportunità. Per quanto, visto ciò che è appena successo, qualsiasi dubbio sia più che lecito.
«La trasmissione prenderebbe comunque troppo tempo. Inoltre, per avviare un’operazione del genere, servirebbe comunque almeno un operatore umano a bordo dello Shifter. Quindi tanto vale che salgano a bordo e che estraggano fisicamente le unità hardware.»
«Non mi piace. Ci deve essere un modo per mitigare il rischio. Lavoraci su e fammi sapere.»
Segue un silenzio di parecchi secondi.
«Eccomi dinuovo.» Riprende Jeeves, che non aveva mai interrotto la linea. «Questa è la soluzione meno rischiosa e più redditizia, in termini di recupero più o meno totale dell’hardware coinvolto. Passo numero 1: agganciamo lo Shifter con almeno quattro cavi da traino, su punti di aggancio sufficientemente distanziati da garantire che i cavi non possano mai intrecciarsi. Passo n. 2: dalla nostra parte assicuriamo i cavi a dei verricelli. Passo n. 3: integriamo il controllo dei motori dei verricelli, in modo che sia possibile esercitare trazione e allentamento in modo coordinato, a seconda dei movimenti del “carico”. Passo n.4: mettiamo i quattro cavi in tensione, ma senza tirare troppo. Passo n. 5: sganciamo la Havelock. Passo n. 6: manovriamo con i motori di correzione di assetto in modo da mantenerci in librazione vicino allo shifter. Passo n. 7: mediante i cavi contrastiamo qualsiasi movimento potenzialmente pericoloso dello Shifter. Ovviamente i passi 5, 6 e 7 dovranno essere praticamente contemporanei e coordinati in tempo reale. Questa manovra dovrebbe dare ai tecnici della RSU più tempo e tranquillità per eseguire il loro compito, e forse anche di stabilizzare la connessione dello Shifter con la stazione.»
«Mmh… potrebbe funzionare.» Medita ad alta voce il comandante. «Mi manca ancora un dato. La Havelock ha subito danni? In che condizioni sono le nostre strutture di attracco, connesse allo Shifter?»
«Stiamo ancora eseguendo test e controlli. Comunque sembra che non ci siano danni sostanziali. Dovremo ovviamente verificare se i meccanismi di aggancio non hanno subito danni da torsione o stretching. Per quanto riguarda i connettori elettrici sembrano tutti funzionanti.»
«Ok Jeeves. Allora direi di sottoporre il tuo piano alla RSU, e vedere cosa ne dicono. Senza tirarla troppo per le lunghe. Ogni minuto che passa mi sento peggio, qui fuori a penzolare come una grondaia rotta.»
In quel momento risuona un avviso perentorio: “Emergenza! Emergenza! Emergenza! Tutta la stazione e le navi collegate devono congelare qualsiasi operazione in corso fino a nuovo ordine. Tutta l’energia disponibile sarà utilizzata per il recupero dell’unità 25.” L’avviso viene trasmesso ogni 30 secondi dalla centrale di controllo della stazione, e si propaga sui sistemi di tutte la navi attraccate ai moli.
«Cosa cazzo è l’unità 25, adesso?! Come può essere più prioritaria della nostra situazione qui?» Thanat ha sbraitato a voce più alta, rispetto al suo solito tono, in genere misurato ed essenziale, anche in situazioni critiche.
Se un’IA può esprimere perplessità, la voce di Jeeves ne costituisce una rappresentazione abbastanza fedele: «Diverse direttive si stanno accavallando… si direbbe che nella direzione della stazione vi siano al momento tendenze contrapposte, ognuna delle quali pretende priorità assoluta…» L’ineffabile major domo della Havelock prosegue nella disamina delle diverse posizioni, come se commentasse una competizione sportiva.
«Jeeves, dannazione!» Prorompe dopo qualche secondo Thanat «Vedi se qualcuna di quelle direttive risulta utilizzabile per noi. Non possiamo rimanere qui appesi come un prosciutto a stagionare!» da quali reminiscenze può aver preso questa similitudine resterà un mistero irrisolto, poiché Jeeves risponde immediatamente, riproducendo una direttiva colta al volo: «Squadra di soccorso immediato recarsi a bordo dello Shifter, attraccato al molo 12A. Mettere in atto il programma concordato con la Havelock.»
«OK Jeeves, procedi con i cavi e tutto il resto.»
Bunai, coadiuvato da altri tre membri dell’equipaggio della Havelock, hanno indossato tute EVA, e stanno procedendo sulla struttura esterna della nave. Devono contrastare la gravità artificiale indotta dalla rotazione della stazione, e al tempo stesso mantenersi sempre agganciati mediante la cintura di sicurezza agli stessi mancorrenti che utilizzano per muoversi, una mano dopo l’altra. Ciascuno dei quattro porta, assicurato alla cintura, il capocorda-gancio di un cavo da traino, che dovrà assicurare ad un anello o simile sulla struttura dello Shifter.
Andrew, uno dei quattro componenti della squadra, ha ormai raggiunto il punto in cui dovrà staccarsi dalla Havelock e raggiungere quella che ormai si può definire la carcassa dello Shifter, aggirando il groviglio di strutture contorte che uniscono le due navi. «Capo, vado?»
«Vai» Risponde Bunai, che si trova anche lui ormai al punto di distacco. Analoghe comunicazioni si svolgono con gli altri due, “Shine” Beverly e Roby, detto “il Gatto”.
I quattro fluttuano per qualche decina di secondi, azionando i minipropulsori delle tute. Roby si accorge subito che il cavo di Beverly rischia di impigliarsi malamente… «Shine!» muove con voce allarmata sul canale di comunicazione «guarda alla tua sinistra, controlla il cavo.»
«Uh… ricevuto, grazie!» La ragazza rallenta immediatamente e, accortasi del pericolo, manovra il cavo in modo da allontanarlo dalla struttura contorta e pericolante. I movimenti causano però anche una deriva parzialmente opposta alla traiettoria di avvicinamento allo scafo dello Shifter. Il che comporta un’ulteriore correzione. Finalmente il punto scelto per l’aggancio si trova alla portata delle mani guantate di Shine, che si assicura ad un mancorrente, e provvede ad agganciare il proprio cavo.
«Jeeves, cavi agganciati.» Comunica subito Bunai alla IA della Havelock, non appena ricevuto il pollice in alto da tutti e tre i compagni di missione.
«Ricevuto, Bunai. Procediamo.»
Dalla parte Havelock immediatamente i quattro verricelli si mettono in moto, fino a tendere completamente ciascuno il proprio cavo. La manovra viene agevolata da quattro braccia robotiche telescopiche, che provvedono a distanziare tra di loro i punti d’attacco dei cavi, in modo da garantire che i cavi si trovino sempre a distanza di sicurezza dalle disastrate strutture di connessione delle due navi. Nel contempo la Havelock ha iniziato a manovrare per compensare qualsiasi torsione che potrebbe causare l’aggrovigliamento dei quattro cavi intorno alle strutture di connessione.
Sul canale di comunicazione si avverte adesso il veloce scambio di dati, richieste e consensi tra le IA delle due navi, che si risolve nel breve volgere di qualche secondo. Completati i controlli la Havelock prova a sganciare le morse di ancoraggio che legano le due navi. Seguendo il piano di missione la squadra non ha ancora abbandonato lo scafo dello Shifter, nel caso vi sia necessità di intervenire a mano. I quattro avvertono lo sforzo degli attuatori delle morse, che lottano per separare il metallo contorto, divenuto quasi un blocco unico.
Se anche uno solo dei quattro bloccaggi non dovesse funzionare in apertura, il team dovrebbe agire manualmente, usando una taglierina laser. Bunai è tuttaltro che ansioso di dover ricorrere a tale manovra, che comporterebbe il doversi infilare nel groviglio di metallo, o almeno avvicinarsi quanto basta per evitare di sventagliare il micidiale raggio laser in modo meno preciso.
Uno dopo l’altro, tre dei quattro bloccaggi si aprono, liberando parzialmente la Havelock, i cui getti di manovra devono ora lavorare molto di più per continuare a librarsi mantenendo i quattro cavi in tiro in modo equilibrato. Ora che tre dei quattro attuatori hanno cessato di esercitare la loro forza, il metallo ha smesso di vibrare.
I quattro incursori sarebbero tentati di tirare un sospiro di sollievo, ma sanno bene che non è ancora il momento.
«Bunai, il blocco D non si apre. Direi che non ci prova neppure.» È Andrew che ha parlato, sul canale di comunicazione.
«Mmh già,» gli fa eco il capo-spedizione «niente di buono. Significa che l’attuatore non riceve il comando, e quindi che il cavo è interrotto. Devo vedere da vicino.» Senza ulteriori indugi il grosso capotecnico si stacca dallo scafo dello Shifter e si avvicina al blocco rimasto chiuso. «Almeno sembra accessibile abbastanza facilmente.» Commenta. «Jeeves, procedo alla sconnessione manuale.»
Mentre sta armeggiando per brandire l’attrezzo laser, Bunai, che fino allora si trovava in piena luce del sole, si ritrova improvvisamente in ombra. Non è tipo da spaventarsi facilmente, tuttavia la situazione è mutata in modo così repentino da provocargli un soprassalto, e la taglierina gli sfugge di mano, mettendosi a fluttuare lentamente in una deriva che la porta ad allontanarsi verso lo spazio aperto.
Più forte della preoccupazione di recuperare la taglierina, la curiosità di vedere quale sia la causa del repentino oscuramento lo costringe a voltarsi verso quest’ultima.
Una piccola navetta da manovra portuale incombe, librandosi a distanza di circa tre metri, tra lui e lo Shifter. La navetta peraltro sta manovrando attentamente per non urtare i cavi né disturbare il delicato marchingegno di bracci telescopici che mantiene le due navi – tuttora connesse, sia pure da un solo punto – in precario equilibrio.
Sul canale di comunicazione si avverte il tipico veloce cinguettio causato da un nuovo dispositivo in fase di sincronizzazione.
«Buongiorno. Sono l’Unità 25!» Esordisce chiunque sia ai comandi della navetta.
Capitolo precedente | Capitolo successivo
Qui trovi tutti i capitoli del romanzo
Ti sembra interessante, oltreché, spero, abbastanza avvincente?… parliamone
Scrivo anche saggi, sul tema dell’espansione della civiltà nello spazio. Magari vuoi dare un’occhiata?