32) Sembra che il quinto gatto qua non ci sia proprio

Stazione Cislunare O’Neill Uno – Marika e Vittorio – D05-03/11/2042

Marika è rientrata in possesso del proprio bagaglio, ma non può ancora recarsi all’alloggio che le è stato assegnato, in base alla prenotazione che è stata fatta a suo nome, come operatore dell’informazione, o medialista, secondo la definizione che la vulgata attribuisce ai giornalisti. È in attesa dell’incaricato che la dovrà scortare ovunque desideri e le sia permesso andare, sulla stazione. Non è infatti permesso, a chiunque non disponga di un pass operativo della stazione, di girare liberamente, neppure nelle aree di ristorazione. Pur concordando pienamente con le misure precauzionali, sacrosante finché non sarà stato ultimato il collaudo, e la stazione non sarà aperta al pubblico, la medialista deve applicare coscientemente un’attenzione particolare, per impedire al proprio nervosismo di manifestarsi nei confronti del personale, che svolge il proprio dovere. L’ansia di recepire informazioni è tale che sarebbe tentata di mordicchiarsi le bellissime unghie laccate all’ultima moda, rovinando così il lavoro della sua estetista. Marika osserva per l’ennesima volta la propria mano destra, giunta all’altezza della bocca. Poi abbassa la mano, arricciando le labbra, si liscia il vestito, distendendo inesistenti pieghe, si permette un leggero sbuffo d’impazienza, e rivolge lo sguardo attorno, allo scopo di identificare la sua guida, caso mai si manifestasse.

Alla fine si decide a fare ciò che finora aveva ritenuto poco opportuno: vedere se per caso Vittorio non fosse disponibile, nonostante lo immagini superoccupato nell’esercizio delle sue funzioni di responsabile del progetto O’Neill One. Estrae quindi il proprio UCD e, considerando opportuna una certa riservatezza, digita la richiesta di comunicazione con Vittorio, anziché inoltrarla a voce.

Non sono ancora trascorsi dieci secondi quando lo spazio sopra il dispositivo si anima e si colora, materializzando l’immagine di Vittorio, sul cui viso si stampa subito un incontenibile sorriso, non appena dalla sua parte è comparsa l’immagine 3d della bellissima signora.

L’espressione è un misto di gioia e incredulità, perché Vittorio, via via che passavano i giorni dopo il loro incontro, sempre meno era riuscito a credere che l’incontro ci fosse stato davvero, e che davvero loro due avessero potuto, in così poco tempo, condividere tanta entusiasmante intimità.

«Marika! Che bella sorpresa! Ma dove sei?» Chiede subito, rendendosi conto, dal gioco delle espressioni e delle risposte gestuali alle espressioni, che non c’è ritardo di comunicazione.

«Sono qui, vicino a te, Vittorio. Mi chiedevo se tu avessi un momento per un caffè o uno spuntino…»

Al mix di emozioni, già abbastanza complicato, viene ora ad aggiungersi un quid di apprensione, rimestando lo stomaco del nostro. Che sa bene che, nelle circostanze in cui si trova, difficilmente potrà concedere le attenzioni che la signora merita e, a giudicare dall’espressione sognante che le è comparsa sul viso, indubbiamente si aspetta.

«Ma è fantastico! Stavo proprio per prendermi una mezz’ora di pausa, se no qui mi fanno diventare ancora più matto di quello che sono! Dove sei? No aspetta… ho capito, sei nella cella dei questuanti! Dammi dieci minuti e sono da te!» Così viene chiamata, cella dei questuanti, la sala d’attesa dove vengono segregate le persone in arrivo, in attesa che si chiarisca la loro posizione, a che titolo richiedono di accedere alla stazione e, cosa più importante di tutte, vi sia disponibilità di un accompagnatore per tutto il tempo della loro permanenza.

Dovendo far passare una decina di minuti, Marika decide di dare un’occhiata alle registrazioni rubate dal suo sniffer, visto che l’UCD ne ha da tempo segnalata l’esistenza. Le registrazioni messe a disposizione dallo sniffer:

presa#01
[02/11/2042 16:02] dialogante remoto: “Allora, che possibilità abbiamo di recuperarne almeno una copia?”
[02/11/2042 16:02] dialogante vicino: “Pressoché zero, sembra che il quinto gatto qua non ci sia proprio…”
[02/11/2042 16:03] dialogante remoto: “Dannazione! Sapete che senza l’apporto del quinto gatto non abbiamo nessuna possibilità di avviare una relazione di qualsiasi tipo con quel cerbero lassù!”
[02/11/2042 16:03] dialogante vicino: “Mah.., Cassini 2 è pur sempre stata progettata da entità umane, no? Con adeguate ricerche in rete di software open source posso sviluppare un’applicazione in tempi rapidi…”
[02/11/2042 16:03] dialogante remoto: “Ma cosa diavolo dici! Prima di tutto non fare nomi sensibili al telefono! Inoltre non sai di cosa stai parlando! Va bene (si fa per dire!), tienimi aggiornato.”

Mentre sta ancora cercando di dare un senso a quello che ha letto, trascritto dal software che l’ha catturato dalle comunicazioni che si stavano svolgendo nelle vicinanze, Marika si accorge di una discussione reale, in corso a pochi metri da lei.

«No no, ci penso io. La signora è con me. Eventualmente richiederò la tua assistenza più tardi, se necessario.» Vittorio congeda così l’addetto alla sicurezza che si apprestava a prendere in consegna la medialista. Questi gratifica l’interessata di una buona occhiata, che tradisce un interesse non esclusivamente professionale, e poi si avvia sulla strada da cui era venuto, non senza una lieve alzata di spalle e di sopracciglia.

Vittorio rimane per un lungo attimo a contemplare la sua amica, ancora sorpreso di tanta incantevole e noncurante bellezza ed eleganza. Ma lei annulla la distanza in due secondi, e lo stringe in un caldo abbraccio.

«Non mi guardare! Sono orribilmente stanca e sozza per il viaggio.» Nel dire “sozza” lo gratifica di un’occhiatina maliziosa, gustandosi il rossore che compare subito sulle guance dell’uomo, ed arrossisce deliziosamente a sua volta. Vittorio, che sta cercando, a fatica, di controllare le proprie reazioni istintive, sorride, e trova presto le labbra socchiuse di lei. Per lunghe decine di secondi, i due sono rapiti in un altro mondo, sotto lo sguardo divertito dell’addetta al banco della reception.

«Hai tempo per un rendez-vous più privato?» Gli sussurra lei nell’orecchio. «Devo anche farti vedere delle cose che non capisco…»

«Togliamoci di qui.» Vittorio si scioglie a malincuore dall’abbraccio, la prende a braccetto, si impadronisce con l’altra mano del corposo trolley di lei, e insieme i due si avviano nel corridoio che porta al di lui appartamento.

Il corridoio, che segue il perimetro esterno della stazione, si estende a perdita d’occhio, dando modo di valutare la curvatura del pavimento. Sulle pareti, una serie apparentemente infinita di fotografie, ritratti a grandezza naturale degli astronauti… una storia che copre ormai quasi un secolo. Vittorio non li riconosce tutti, ma l’occhio cade su John Glenn, Virgil Grissom, Alan Shepard, Jurij Gagarin, Neil Armstrong, Valentina Tereškova, Buzz Aldrin, e tutti gli altri, esposti senza altro criterio che l’ordine storico. Marika si sofferma con lo sguardo, e talvolta rallenta un poco, permettendo alle microcamere che indossa montate su piccoli diamanti, applicati in modo debitamente asimmetrico ai lati delle sopracciglia, mirabilmente disegnate secondo l’ultima moda, di effettuare brevi riprese.

«Non ti dimentichi mai del tuo lavoro…» Osserva ironicamente Vittorio, mentre fa il possibile per trascinarla un po’ più velocemente, senza però darle l’impressione di volerle mettere fretta. Cosa che evidentemente gli riesce poco.

«È vero.» Risponde lei «Non me lo posso permettere. Tu non sai come sia sempre sul filo del rasoio la vita di noi medialisti. Siamo pagati abbastanza bene, ma basta poco per cadere dai primi posti, ed essere velocemente dimenticati.»

«A proposito…» riprende «cosa c’entra Cassini 2 con i sistemi di bordo della stazione O’Neill One?»

Vittorio si ferma in mezzo al corridoio, per fissarla dritto negli occhi, senza riuscire a dissimulare il proprio attonito stupore: «Sono io che lo chiedo a te… cosa c’entra Cassini 2?? Ma stai parlando della sonda robotica Cassini 2, inviata ad esplorare le lune di Saturno?»

«Ne so meno di te!» Ribatte lei «… va be’, tanto vale che te lo dica. Come certo saprai noi ficcanaso utilizziamo alcuni strumenti, diciamo, non proprio legali, per fiutare notizie, indiscrezioni, gossip…»

Vittorio si limita ad alzare leggermente le sopracciglia, in un muto invito a proseguire il racconto.

«Allora,» Marika deglutisce, evidentemente riluttante ed un po’ vergognosa nel confessare i trucchetti da paparazzo ai quali la sua professione la costringe a ricorrere. È in occasioni come questa, quando due professioni diverse si trovano a confronto, che non ci si può aspettare alcuna solidarietà tra professioni diverse. Come program manager, Vittorio sarebbe più che disposto a simpatizzare con qualsiasi scorciatoia al limite del legale un collega si trovasse ad adottare, pur di rispettare i tempi di consegna contrattuali o altre forche caudine caratteristiche del mestiere. Invece, di fronte ai trucchi adottati da professionisti diversi, la sua integerrima coscienza di cittadino responsabile si erge a giudizio. Ed anche questa volta non riesce a mascherare un lieve irrigidimento della propria espressione, nulla più di un leggero aggrottare di sopracciglia, che però non sfugge alla ipersensibilità della compagna.

«Ehm… mh…» Riprende lei, rendendosi conto della pausa imbarazzante protrattasi un po’ troppo. «Forse non faccio bene a confessarti questo…»

«Ma ormai hai cominciato. E, se si tratta di qualcosa che hai sentito qui a bordo, direi che devo esserne messo al corrente. Però non so se è il caso di parlarne qui in mezzo al corridoio. Ormai siamo quasi al mio appartamento. Direi di continuare lì la conversazione… confesso però che preferirei di gran lunga un altro argomento.» Rendendosi conto di essere stato troppo serio, e supponendo la completa innocenza della sua amica, Vittorio indugia in un mezzo sorriso, depositandole un bacetto di pace su un angolo delle labbra.

Lei risponde con altrettanto affetto. Ma intanto tutti e due avvertono che non potranno tagliar fuori ulteriormente le questioni di lavoro dal loro rapporto. E che quell’insperata occasione di stare di nuovo insieme, pur tanto desiderata, dovrà prima fare i conti con quelli che sembrano problemi urgenti, che sarebbe pericoloso trascurare. Marika sta pensando esclusivamente nell’interesse del suo compagno, di cui conosce, pur senza poterne misurare i termini reali, la posizione estremamente critica, come leader del progetto più importante di tutti i tempi, dopo la costruzione delle piramidi.

Proseguono nel corridoio, sotto gli occhi ora seri ora sorridenti di tanti eroi dell’esplorazione spaziale, che avevano solcato le orbite quando viaggiare nello spazio era tutta un’altra faccenda, con accelerazioni a 5 G durante l’ascesa da terra, l’assenza di gravità in orbita, basse o nulle protezioni dalle radiazioni cosmiche, rientro in atmosfera sempre rischioso e molto scomodo. Per non parlare del cibo liofilizzato, della completa assenza di ambienti verdi a bordo delle stazioni, e di altre scomodità varie.

Finalmente Vittorio fa cenno di svoltare in un corridoio laterale, e dopo pochi passi i due si trovano di fronte alla porta dell’appartamento di lui. La porta si apre subito, in seguito al comando impartito da Elvi, la PAI di Vittorio, che ormai da parecchio tempo se ne sta in disparte, limitandosi a svolgere i compiti di routine.

«Fra l’altro,» esordisce lei una volta entrata e liberatasi di vari orpelli quali le scarpe, la giacchetta ed una specie di gonna che svolge funzioni di giacca inferiore, rimanendo tuttavia elegantissima e sexy, in short e camicetta, succinta senza essere volgare, «tu sai se mi è stato assegnata una camera o qualcosa di simile?»

«Uh… Elvi dovrebbe avere il tuo voucher, acquisito quando ho mandato via il funzionario che ti era stato assegnato…» Sentendosi nominare la solerte PAI riproduce il voucher sul muro della stanza, nel bel mezzo di un meraviglioso panorama di mare aperto, alle isole Figi.

La stanza risulta essere poco distante dall’appartamento di Vittorio, il che li dispone entrambi al sorriso, e ad avvicinarsi per un abbraccio finalmente più caloroso ed intimo.

La prima a riscuotersi è lei. «Ehm, tesoro, temo che quello che ho da dirti possa essere piuttosto urgente, per te. Quindi, anche se a malincuore, dovremo rimandare noi due a più tardi, e lasciare di nuovo il posto alla ficcanaso e al program manager…»

«Hai perfettamente ragione.» Riconosce lui, intanto ordina alla cucina di preparare due te’ English Flavour, addolciti con miele di arancio. «Allora, ti ascolto. Cos’è questa faccenda di Cassini 2?»

Per tutta risposta, Marika decide di chiedere alla propria IA personale di far ascoltare la registrazione pirata di cui poco prima aveva visionato la trascrizione:

«Allora, che possibilità abbiamo di recuperarne almeno una copia?»

«Pressoché zero, sembra che il quinto gatto qua non ci sia proprio,,, »

«Dannazione! Sapete che senza l’apporto del quinto gatto non abbiamo nessuna possibilità di avviare una relazione di qualsiasi tipo con quel cerbero lassù! »

«Mah.., Cassini 2 è pur sempre stata progettata da entità umane, no? Con adeguate ricerche in rete di software open source posso sviluppare un’applicazione in tempi rapidi…»

«Ma cosa diavolo dici! Prima di tutto non fare nomi sensibili al telefono! Inoltre non sai di cosa stai parlando! Va bene (si fa per dire!), tienimi aggiornato. »

Vittorio, visibilmente sorpreso, per non dire allibito, chiede subito di riascoltare. Fatto ciò, rimane per qualche istante silenzioso e concentrato. Intanto la cucina ha servito il te’, ma nessuno dei due per il momento sembra curarsene, o forse vogliono lasciarlo lì qualche momento ad intiepidirsi.

«Allora.» Esordisce Vittorio «Il riferimento al quinto gatto mi sembra abbastanza chiaro. Si tratta della Cinque. Ormai è quasi di dominio pubblico che stiamo avendo grossi problemi con il livello più alto del software di supervisione.» Come molti vecchi softwaristi, Vittorio si rifiuta di abusare ogni momento del termine “Intelligenza Artificiale”. Per lui, per quanto intelligente possa essere, rimane un software di supervisione hard real time.

Marika, per la quale la conferma dei problemi della Cinque non era affatto scontata, sembra prendere nota mentalmente, persino rincuorata dal fatto che la notizia sia quasi di dominio pubblico, il che dovrebbe autorizzarla a scriverne e parlarne nei suoi reportage, senza per forza nuocere all’interesse di quello che sempre più considera il suo compagno.

«Il secondo riferimento interessante è senza dubbio il “cerbero lassu”, poi meglio precisato dal più sempliciotto dei due come “Cassini 2”.» Vittorio non sa veramente cosa pensare. La portata di questa intercettazione è così vasta che gli risulta difficile anche solo pensare a quali azioni intraprendere. Poi sembra riscuotersi, rendensosi conto della cosa più ovvia.

«Intanto, se quei due sono a bordo, bisogna immediatamente farli arrestare ed interrogare dalla security, onde evitare che mettano in atto qualsiasi piano criminoso possano avere in mente.»

Ciò detto, chiede ad Elvi di metterlo subito in comunicazione con Kurt Ebelwasser, responsabile della sicurezza a bordo della O’Neill One.

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