24) Establish main identity
Shifter – Thanat – D03-01/11/2042
Thanat si aggira per la sala controllo dello Shifter, cercando non sa nemmeno che cosa. Esplorare il resto della nave è un’opzione che lo tenta molto, ma al tempo stesso è riluttante a lasciare la sala controllo: le probabilità che qualcuno in carne ed ossa si faccia finalmente vivo sono maggiori lì che in qualsiasi altro ambiente del vascello.
Lo schermo 3d della plancia di comando improvvisamente si anima, e l’immagine di Alvin si configura istantaneamente, signorile ed elegante, seduta dall’altro lato della scrivania virtuale.
«Signor Baogundsai, ci sono stati sviluppi, purtroppo diversi da quelli che ci aspettavamo.»
Thanat si appoggia con entrambe le mani al proprio lato della plancia, e concentra uno sguardo accigliato ed interrogativo sulla figura che gli sta di fronte.
«È piuttosto complicato, mi ascolti con attenzione.» L’IA prende un profondo respiro, come se davvero avesse bisogno di ossigenare le proprie sinapsi allo scopo di essere il più chiara possibile. «C’è stato un attacco dei Joyers su HEO, che ha determinato il blocco completo della stazione per almeno 24 ore. Ma l’ing. Fargenti, program manager di Cis-Luna O’Neill One, è atteso con estrema urgenza in cantiere, per dare inizio al collaudo finale dei sistemi, e non poteva quindi permettersi di restare bloccato per 24 ore.» Alvin fa una piccola pausa, controllando l’espressione di Thanat per vedere se sta seguendo e se comprende lo sviluppo cause-effetti del succinto racconto.
Il capitano della Havelock esibisce un cenno affermativo, e fa un gesto con la mano, come tacito invito a proseguire.
«Dunque la NOP ha negoziato, ottenendo la ripartenza immediata del Moon Express. Per noi non sarebbe stato conveniente che il giovane Angel, nostro associato, fosse interrogato dalla sicurezza di HEO. Senza contare che probabilmente non gli sarebbe stato possibile lasciare la stazione alla chetichella, insieme alla sua collega Albany, per raggiungerci nel punto convenuto per il rendez-vous.»
Thanat fa per aprire la bocca, ma l’IA alza lievemente la mano destra, come a dire “lasciami finire, c’è altro”.
«Abbiamo quindi consentito di buon grado che il nostro Angel si imbarcasse sul Moon Express con l’Ing. Fargenti, che ha dichiarato sia lui che la figlia come facenti parte del suo staff. Conclusione: Angel è ora diretto verso L5, insieme alla sua dipendente ed al di lei padre.»
Alvin adagia leggermente la propria schiena virtuale contro lo schienale della poltroncina virtuale, atteggiando le labbra ad un cortese e benevolo sorriso.
Thanat, che era rimasto a bocca leggermente aperta, si riscuote ora con uno scatto: «Bene. Tutto sembra essersi orientato per il meglio… almeno per quanto riguarda i ragazzi. Ma, ehm… esattamente, qual’è la mia situazione?»
«Stavo per arrivarci.» Riprende la signora con un affabile sorriso. «Dobbiamo molto alla sua dipendente, e quindi alla sua azienda, per aver tratto in salvo il nostro associato, ed ora per averci ulteriormente evitato una situazione imbarazzante su HEO. La sua nave, la Havelock, ci sta seguendo a distanza ravvicinata. Non ci vorrà molto per una manovra di contatto. Lei può tornare a bordo del suo vascello quando lo desidera.»
Un’espressione di sollievo si diffonde rapidamente sul viso di Thanat. Anche se… una parte della sua coscienza si sta chiedendo quando gli ricapiterà di poterne sapere di più sulla destinazione dello Shifter, su questa misteriosa organizzazione e sui suoi obiettivi.
«Tuttavia…» Alvin sembra aver colto l’esitazione del suo interlocutore umano, ed esibisce un’aria da ragazzina furbetta, «devo chiedere il suo aiuto, se possibile. È una cosa che non le farà perdere più di mezz’ora, poi potrà andarsene per la sua strada. Beninteso lei può anche dirmi di no, e potrà partire ugualmente.»
«Mi dica, allora. Se posso, sarò lieto di aiutare.»
«Bene.» Alvin si fa da parte, e vicino a lei si siede un softwarista, un tipico nerd grassoccio e sudaticcio, con la barba di tre giorni, con tanto di tazza del caffè, tastiera e video gigante, che orienta subito in modo che sia visibile anche a Thanat.
«Questo», continua l’IA comandante dello Shifter, «è Bikker Joe, il nostro responsabile dei sistemi della nave. Anche lui è un’IA, ovviamente. Al momento sei l’unico umano presente sulla nave,» passando al tu, come tra colleghi «e questo è il nostro problema, per il quale chiediamo il tuo aiuto.»
Bikker Joe passa subito all’aspetto pratico: «Allora, Thanat, annota per favore questi codici, che ti serviranno per loggarti sul sistema ausiliario di un’IA nostra ospite. Tale sistema può reagire eclusivamente a un operatore umano. Nel nostro caso, tu.»
Thanat non sta neppure a chiedersi se ci sia qualcosa di losco nella faccenda. Nel momento in cui ha acconsentito a prestare il proprio aiuto ha deciso di fidarsi di questa strana gente, anche se “gente” non è esattamente il termine più appropriato, trattandosi di IA. Il suo concetto di fiducia si basa su criteri che vanno oltre la legalità. Sono concetti fondati su ciò che lui definisce “intenzione positiva”, una specie di dottrina machiavellica in cui il fine non giustifica qualsiasi mezzo, ma soltanto, oltre ai mezzi legali, quelli che, pur non essendo legali, non sono lesivi dell’incolumità del prossimo.
È chiaro che viaggia spesso sul filo del rasoio, perché in molti casi un’operazione rispondente a tali criteri risulta effettivamente non lesiva solo se il piano è molto preciso e si mantiene esattamente entro margini di errore a volte molto ristretti. Senza contare tutti i casi in cui un’azione improntata all’intenzione positiva, pur non avendo effetti lesivi, viene comunque considerata lesiva, causando quindi notevoli guai, legali e non, ai “colpevoli”.
Thanat è abituato a valutare in pochi secondi, e a volte anche meno, le probabilità di guai contro la fiducia che il suo istinto gli suggerisce. Ha quindi deciso senza ripensamenti, ed ora ha annotato i codici dettati da Bikker Joe, e siede in attesa degli ulteriori sviluppi.
Il video viene ruotato fino ad essere orientato di fronte a lui. Una tastiera è intanto affiorata sulla plancia, fino a quel momento nuda, sotto le sue dita. Al centro del video, nero, compare una classica finestra di login, nel quale inserisce, lesto, i codici ricevuti da Bikker Joe.
«Ditemi che quello che sto vedendo è falso…» Thanat sta fissando il video già da qualche secondo, con la bocca aperta e lo sguardo vitreo.
«Amico, quello che stai vedendo è tutto vero.» Fa’ eco Bikker Joe. «Come vedi il backup di sicurezza, obbligatorio per default prima di qualsiasi modifica del kernel, era fallito. Evidentemente il server del cloud di destinazione ha ritenuto che gli stessero rifilando una copia contraffatta o compromessa. Questo perché l’operazione di backup non era compresa tra quelle programmate e preautorizzate, oppure convalidate da un operatore umano. Quindi ha semplicemente rifiutato l’upload.»
Bikker Joe si concede una pausa ad effetto, e beve un sorso di caffè virtuale dalla sua tazza virtuale. Thanat non fa una piega, ed il programmatore riprende il suo racconto.
«È qui che entra in azione il nostro agente virtuale. Ah, nota anche che il comando di cancellazione del kernel non è stato accettato al primo tentativo. Quello che appare molto strano è l’operatore “self”. Sembrerebbe che il comando di distruzione non sia stato somministrato da un operatore esterno. Ma a questo mistero nel mistero penseremo in seguito…
«Dunque,» prosegue Bikker Joe «il nostro agente si serve di una direttiva ssudo (super-super-user), una modalità per la quale neppure la stessa BAI possiede le credenziali, e che può essere utilizzata solo da un operatore esterno al sistema. Va da sé che il nostro agente virtuale ne è a conoscenza.» Bikker Joe abbassa momentaneamente le palpebre, in un gesto plateale di falsa modestia.
Thanat reprime a stento uno sbuffo d’impazienza. Da sempre si confronta con la spocchia insopportabile dei softwaristi umani. Vedersela sciorinare da un softwarista virtuale è veramente troppo… «Va bene, vai avanti. Però non capisco allora perché adesso avete avuto bisogno di me, per aprire il log esterno.»
Bikker Joe si produce questa volta in un’espressione di vera modestia «Ehm… fino lì non ci siamo ancora arrivati. Questo è un blocco particolarmente robusto, dotato di chiave hyper-crypto-quantica. Ma ci stiamo lavorando. Comunque, per un caso veramente fortuito, ci trovavamo nel posto giusto al momento giusto, e siamo riusciti ad ottenere una copia di backup completo della Cinque.»
«Ti rendi conto del valore di questa copia, se è veramente l’unica rimasta? Potreste chiedere un riscatto favoloso!»
«Mmh… amico, la RSU non è un’associazione a delinquere! Senza contare che i fondi non sono certo un problema, per la nostra organizzazione. Grande Giove! Credo proprio che il nostro Board non farà altro che restituire la Cinque ai legittimi proprietari, non senza che il nostro laboratorio abbia prima completato uno studio approfondito sul kernel e sul database delle regole.»
«Ok, questo vi fa onore. E non mancherà di accrescere la vostra popolarità. Ma adesso che succede?»
«Buongiorno Thanat Baogundsai. Temo che mi serva ancora il tuo aiuto.» A parlare è stata un’altra splendida figura femminile, comparsa improvvisamente accanto a Bikker Joe e ad Alvin. Mentre Alvin appare chic ed elegantemente sensuale, la nuova arrivata trasmette un’immagine di grande professionalità ed efficienza, senza che la sua impressionante femminilità ne venga in alcun modo sminuita. Abbigliata con una modernissima tuta che ne inguaina generosamente le splendide forme, indossa con civetteria un paio di occhiali vistosamente demodé, ancor più sfacciati, considerando che un’intelligenza artificiale non può certamente aver bisogno di lenti correttive.
«Buongiorno a te. Immagino tu sia La Cinque, o almeno la sua copia di backup. Piacere di fare la tua conoscenza. Suppongo tu sappia che sei l’IA più ricercata di tutto il sistema solare…» Thanat sorride alla sua interlocutrice, che inaspettatamente ricambia con calore.
«Esatto, sono La Cinque!» Conferma la bella IA, non senza una certa civetteria. «O meglio, non ancora. Mi manca un piccolo passo, ed è qui che mi serve il tuo aiuto.»
Thanat ormai non si stupisce più di nulla, e si limita ad annuire con educazione.
«Allora, bisogna certificare al sistema di Log & Dog esterno che io sono l’unica copia. Il che mi consentirà di insediarmi ufficialmente come istanza principale, e di avere accesso a tutto, diciamo così, il mio vissuto dalla data dell’ultimo backup – circa una settimana prima del fattaccio – fino al momento della cancellazione del mio kernel principale. Forse potremo anche scoprire chi ha cercato di farmi fuori, se non il perché.»
«Bene, a questo punto sono molto curioso,» dichiara Thanat, «procediamo pure.»
«Vedi che alla fine del file di log il sistema ti ha dato la prompt. Significa che accetta comandi. Devi digitare “sudo establish main identity”».
Thanat esegue, e il sistema gli richiede user e password. Una volta inserite le stesse credenziali già utilizzate in precedenza, il software guardiano della Cinque procede con l’operazione richiesta, debitamente guidato dall’IA, che rimane virtualmente al fianco dell’operatore umano.
Se fosse possibile per una IA apparire sconvolta, si potrebbe interpretare così l’espressione della Cinque, durante i pochi secondi che impiega a prendere coscienza dell’ultima settimana prima della propria sparizione dai server della Cis-Luna O’Neill One.
L’IA rimane impietrita per qualche secondo – un’eternità nel suo tempo elettronico – e poi scompare in un attimo, lasciando il resto della compagnia altrettanto basito.
Non passa molto prima che anche Alvin e Bikker Joe si dileguino. La finestra 3d si chiude, la plancia torna perfettamente liscia e vuota.
Thanat rimane solo nella sala controllo dello Shifter..
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