18) Mi occupo di recupero rottami
Shifter – Thanat – D02-31/10/2042
Thanat si aggira ormai da un paio d’ore nei meandri del satellite ex-sovietico, e non crede ai suoi occhi. Sulla preoccupazione, dovuta alla partenza del veicolo, e alla successiva continua graduale accelerazione, prevale la grande curiosità, il tratto forse principale del suo carattere, che lo ha spesso portato a scoprire qualche autentica “miniera d’oro”, ma più spesso a cacciarsi in brutti guai. L’interno della nave non ha niente a che vedere con quella che doveva essere, qualche decennio prima, la struttura di un convoglio militare sovietico, destinato a chissà quale attività segreta, di spionaggio o altro. L’arredamento è quanto di più moderno si possa pensare, e addirittura più che moderno. Ad esempio quelle che sembrano evidentemente stazioni di controllo di qualche sistema o impianto nascosto nelle viscere della nave, non presentano le caratteristiche tipiche di un’interfaccia umano-macchina. Non c’è tastiera, non c’è joistick, non c’è video, ma solo una strana superficie che in qualche modo sfugge ad uno sguardo anche molto attento, lasciando l’impressione di qualche dettaglio che non si è riusciti a cogliere. Ci sono però dei sedili, collocati di fronte a quelle strane postazioni.
Se si mettono dei pulsanti o dei comandi di fronte ad una persona come Thanat, non passerà molto tempo prima che si metta a studiarli con attenzione. E infine proverà a pigiare quei bottoni, infischiandosene del possibile rischio. Del resto confida nel fatto che qualsiasi interfaccia umano-macchina, prima di attuare un comando ricevuto, chiederà conferma, nella maggior parte dei casi rivelando la natura stessa del comando. Se non vi sono pulsanti, ma solo sedili, non tarderà a sedervisi, sia pure dopo qualche esitazione.
Thanat si accomoda dunque su quello che gli sembra il sedile principale tra i dieci che sono fissati al pavimento davanti ad un bancone del tutto vuoto… non sia mai che si adatti ad un sedile meno che principale!
Non appena appoggiato il sedere sulla poltroncina piuttosto spartana ma sufficientemente comoda, la sezione del bancone di fronte a lui si anima con un trillo armonico, che vibra a lungo nel vasto ambiente della sala. Sul bancone è comparsa una superficie lucida sulla quale trovano posto diverse icone, le funzioni delle quali non sono in alcun modo descritte. Di fronte a lui, si apre una finestra, entro cui compare una figura umana femminile a mezzo busto, a grandezza naturale, in tre dimensioni. È come se quella signora, molto curata ed elegante, e di età apparente intorno ai trentacinque anni, si trovasse lì davvero.
«Salve, sono Alvin, l’intelligenza artificiale che governa la Shifter. La prego di qualificarsi, e di comunicare le ragioni che l’hanno portata a bordo.»
Thanat rimane per qualche secondo senza parole, il che non è da lui. Infine decide che la verità è sempre il miglior biglietto da visita, quando si ha a che fare con sconosciuti, specie se ci siamo introdotti in casa loro senza essere stati invitati: «Sono Thanat Baogundsai, CEO della Rota.Mat.Interplanetary. Mi occupo di recupero rottami, e sono salito a bordo pensando che questo fosse un vecchio satellite sovietico in disuso.»
L’AI rimane a sua volta in silenzio e pressochè immobile per qualche secondo, non senza che sul suo volto compaiano quei piccoli mutamenti di espressione che denotano un’attività di riflessione. Poi il suo sguardo torna a focalizzarsi sull’interlocutore: «Bene, signor Baogundsai. Voglia scusarmi per qualche minuto, mentre mi consulto con i miei superiori, allo scopo di capire quali alternative possiamo offrirle.»
L’immagine scompare, sostituita da un video che riproduce immagini prese dallo spazio profondo, forse da telescopi spaziali come Hubble e i suoi successori. Passano pochi minuti, poi Alvin torna a materializzarsi: «Sembra che una sua dipendente abbia con sé un membro della nostra organizzazione. Attualmente si trovano su HEO. Se la cosa le sembra ragionevole, ci dislocheremo a breve distanza dalla stazione, dove potremo procedere allo scambio. Lei potrà tornare a bordo della sua nave, che ci sta seguendo, e noi potremo recuperare il nostro associato.»
Thanat non riesce ad immaginare un’agenda più ragionevole, quindi non esita ad aderire: «Direi che non fa una grinza, Alvin! Potresti per gentilezza comunicare il piano di volo al mio collega che ci segue sulla Havelock? Credo che sia piuttosto in ansia.»
«Potrà farlo lei immediatamente, non appena la metterò in contatto con la Havelock. A proposito, io sono una signora, e non le ho dato il permesso di darmi del tu!» Profferisce Alvin con un certo sussiego. «E abbiamo un problema: non intendiamo attraccare lo Shifter alla stazione, quindi lo scambio dovrà avvenire tra le nostre navi, alla dovuta distanza di sicurezza.»
«Non vedo problemi. Il mio collega Bunai procederà con la Havelock fino ad HEO, la mia dipendente ed il vostro associato ci raggiungeranno a bordo, e torneremo al punto stabilito per il rendez-vous con lo Shifter.»
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Scrivo anche saggi, sul tema dell’espansione della civiltà nello spazio. Magari vuoi dare un’occhiata?