9) Sei in quarantena, hai idea del perché?

Havelock – Albany – D01-30/10/2042

Albany ha pilotato il drone lunare in silenzio, mentre il suo compagno di viaggio le sedeva accanto, senza manifestare alcun segno di interesse per il viaggio né per la destinazione.

Ormai in vista della Havelock, lo spacetruck del suo datore di lavoro, che è diventata più o meno la sua casa da qualche tempo, Albany apre la comunicazione via radio. «Pulcino a Mamma Aquila, pronta all’attracco, potete aprire il portellone.»

«Mamma Aquila a Pulcino, inizio la procedura.»

L’Havelock non si può definire una bella astronave. Assemblata utilizzando materiali di recupero in orbita alta, nel cantiere astronavale della stazione High Europe One, risponde a requisiti di trasporto veloce ed elevata manovrabilità interorbitale. Monta infatti motori di ultima generazione, che integrano diverse modalità propulsive: fusione nucleare (NFTP), chimica, elettrica, per adeguarsi a diverse esigenze di viaggio e di manovra. Anche l’elettronica di bordo è quanto di più sofisticato abbia da offrire il mercato alla luce del sole, senza trascurare alcuni giochetti reperibili solo sul darkweb. Non essendo progettata per scendere sulla superficie terrestre, non necessita di ottemperare a requisiti di aerodinamicità, anche se i designer hanno cercato di evitare l’effetto patchwork di volumi eterogenei, accrocchiati insieme alla bell’e meglio. Funzionale, comoda e di facile accesso, quindi, dotata di grandi baie di attracco, adatte per il carico e lo scarico di oggetti voluminosi, compresi grandi relitti di satelliti in disuso. Il core business della Rota.Mat.Interplanetary è proprio il recupero di detriti spaziali, attività per la quale l’azienda riceve anche un sostanzioso contributo da parte dell’UNOOSA, la branca spaziale dell’ONU, che a partire dal 2030 ha acquisito sempre più il carattere della principale authority di riferimento, per tutto ciò che riguarda il cosiddetto Outer Space.

Il grande portello si sblocca ed inizia lentamente a scorrere su due grandi rotaie, scoprendo progressivamente la baia di attracco. Albany predispone il drone per l’ingresso e l’aggancio magnetico sulla parete interna che si può considerare come pavimento. L’olo-monitor snocciola i dati relativi all’assetto baricentrico del drone rispetto al piano del massicio trasporto spaziale, ed alla distanza del drone dal varco, ormai quasi completamente aperto.

Nel frattempo la voce monotona dell’IA della Havelock fornisce in continuo le istruzioni per accostare ed approdare all’ormeggio interno. L’operazione potrebbe essere interamente governata dalla IA, in rete con l’unità di controllo del drone, ma Albany preferisce condurre manualmente il suo mezzo fino all’aggancio magnetico, nel parcheggio della nave. Nulla dovrebbe cambiare, nella percezione sensoriale umana, una volta all’interno dell’hangar: in mancanza di atmosfera non c’è trasmissione dei rumori, e quindi non c’è modo di avvertire quel cambiamento di sensazione spazio-ambientale che ci coglie quando passiamo dall’aperto in un contesto chiuso, l’eco che si diffonde nei grandi ambienti, o la sensazione di intimità nei locali piccoli. Tuttavia l’apparato percettivo umano reagisce comunque al mutamento dimensionale, trasmettendo alla ragazza una sensazione rassicurante… “tranquilla, siamo in un ambiente più grande, più sicuro più solido”…

La sensazione di “sono a casa”, però, questa volta non dura a lungo. Sul cockpit del drone prende a lampeggiare una inquietante scritta rossa di allarme, accompagnata da un trillo modulato sulla parte alta del rigo musicale, concepito appositamente per non poter essere ignorato.

«Hey TB, che problema c’è adesso?» Albany ha aperto la comunicazione radio ed iniziato a parlare prima ancora di ricevere l’acknowledge dall’altra parte. La tensione accumulata nelle ultime ore, tenuta accuratamente a bada in attesa di almeno un turno di dodici ore di meritato riposo, rischia a adesso di esplodere incontrollata. Il tono e la concitazione della comunicazione lo testimonia. Dall’altra parte Thanat Baogundsai esita nel dare una risposta: «Sembra che Jeeves non stia dando il suo consenso al tuo sbarco sulla Havelock».

Jeeves[1] è il nome dato dal suo proprietario all potente IA della Havelock. Frequentemente sfidato da situazioni critiche o quantomeno tese, Jeeves si è presto conquistata a bordo una nomea di severità e fermezza, sia pure ben contemperate dal tipico fairplay sottilmente ironico, caratteristico del personaggio di Wodehause da cui prende il nome.

«Vuoi scherzare?» prorompe Albany, «Non mi lavo da 32 ore, nella mia tuta prosperano ormai colonie di batteri ed altri micro-farabutti ghiotti di sudore ed altri umori sui quali è meglio sorvolare. Devo andare in bagno, devo fare la doccia, devo riposarmi, devo dormire. Vedi di aprire subito questa dannata scatola di sardine, prima che decida di usare il pulsantone di emergenza e fare esplodere il portello!»

«Non è così semplice, Pulcino… sembra che Jeeves ti abbia messa in quarantena.»

A questo punto una terza voce prende forma nel canale di comunicazione, quella della IA menzionata, che fino a quel punto aveva mantenuto un dignitoso riserbo: «L’informazione non è accurata, Thanat. La quarantena non riguarda la signorina Albany, bensì il suo ospite.»

Albany non può evitare, sentendo queste parole, di girarsi a squadrare l’ospite, per quanto non si possa pretendere che uno squadramento dall’interno di un casco EVA ad un altro abbia la stessa efficacia di una buona occhiata libera da strutture intermedie. In quell’occhiata si trasmette comunque tutto il risentimento che possiamo ben immaginare, verso il soggetto che sta impedendo ad una ragazza di godere finalmente del meritato riposo nonchè del soddisfacimento di molteplici bisogni corporali. Subito dopo, però, si rende conto che forse la situazione, almeno per lei, è meno tragica di quanto sembrava… «Jeeves, significa che io posso salire a bordo?…»

«Quando vuole, mia cara ragazza.»

La ragazza in questione, vedendo inaspettatamente risolti i propri problemi più pressanti, muta istantaneamente di umore. Il suo problema principale, che cerca normalmente di mascherare con scarsi risultati, consiste in una quasi totale assenza di cattiveria. Albany si sente adesso mossa a compassione nei confronti del suo malcapitato ospite: «Angel, sembra che tu non abbia il permesso di salire a bordo della Havelock. Sei in quarantena, hai idea del perché?» Domanda.

«Temo di sì,» risponde il soggetto interpellato «credo che la Havelock possieda un firewall di ultimissima generazione.»

«E allora?» Domanda ancora la ragazza, alla quale queste parole non hanno aggiunto granchè di utile per interpretare la situazione.

«Evidentemente il firewall mi considera una minaccia hacker, una sorta di trojan, o qualcosa del genere.»

Rimuginando su quest’ultima informazione Albany apre il portello del drone, e si appresta a scendere sul ponte di attracco della Havelock.

«Albany», riprende l’ospite non senza qualche esitazione «credo che tu sia una persona di indole buona, e che poi tu abbia scelto coscientemente e razionalmente di comportarti secondo la tua indole, se non di migliorarti ancora…»

Sorpresa di sentirsi così apostrofata, Albany si ferma, il piede a metà strada tra la soglia del portello ed il ponte della nave. «E allora?» proferisce, rendendosi conto di essere forse un po’ monotona, ma si tratta di uno dei rarissimi casi in cui rimane letteralmente senza parole.

«Molto probabilmente sei una persona eccezionale.» Risponde Angel.

A questo punto Albany vorrebbe assolutamente sapere di più, sul come il suo ospite sia giunto a tali conclusioni, e, soprattutto, sul perché ci abbia tenuto a comunicargliele. Accenna quindi a voltarsi ed a tornare all’interno del drone, disposta a rimandare di qualche minuto o qualche quarto d’ora l’agognato ristoro e la pulizia personale: «Adesso però mi spieghi che cosa intendi dire…»

In quel mentre negli auricolari della tuta prende a risuonare un fastidioso gracchiante segnale di allarme, ed il portello del drone accenna a richiudersi. Una voce, questa volta dal tono impersonale di una IA che non intende concedere alcuna confidenza, annuncia che il drone verrà isolato entro 30 secondi, e che il personale autorizzato a scendere a bordo della Havelock è pregato di affrettarsi. In difetto, anche il personale autorizzato a scendere dovrà ritenersi confinato a bordo del drone fino a nuove disposizioni del sistema di sicurezza della nave.

Ad Albany non resta che tornare a voltarsi e scendere, portandosi dietro un grande punto interrogativo, occhi spalancati e sopracciglie alzate, con le labbra strette in una smorfietta di disappunto.

Allo sfortunato ospite tocca restare a guardare, con grande preoccupazione, il portello del drone che si chiude, costringendolo in una prigione angusta e tutt’altro che confortevole. Tutti i canali di comunicazione tra il drone e la Havelock, sia vocali che telematici, sono ermeticamente chiusi e sigillati.

[1] Jeeves è un personaggio di un lungo e popolare ciclo di racconti e romanzi dello scrittore umoristico inglese P. G. Wodehouse nei quali è il valletto personale (gentleman’s gentleman) di Bertram (Bertie) Wooster.


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